Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Tutti i dettagli sulla liaison tra Erdogan e Putin

Martedì con un incontro a San Pietroburgo tra Vladimir Putin e Recep Tayyp Erdogan, Russia e Turchia hanno definitivamente riallacciato le relazioni diplomatiche, rotte da circa dieci mesi, dopo la vicenda del jet russo abbattuto dai turchi (in realtà segnali di crisi erano iniziati già dal 2014, con i turchi che avevano espresso forte preoccupazione per la sorte dei tatari, i musulmani di Crimea dopo l’annessione russa). A San Pietroburgo, poi, piatti raffiguranti i due leader per il pranzo, ampi scambi di cordialità, messaggi, anche estetici, di un riavvicinamento durato tre ore di colloqui, con i due capi di Stato che si chiamavano reciprocamente “amici”: l’abbattimento dell’aereo è stato tenuto in background, entrambi i leader ne hanno parlato definendolo “l’incidente”.

RELAZIONI ECONOMICHE A LIVELLI PRE-CRISI

Le sanzioni imposte da Mosca su Ankara saranno tolte “step by step“, e probabilmente entro l’anno eliminate del tutto, ripristinando i rapporti economico-commerciali preesistenti come ha annunciato il ministro russo per lo sviluppo economico, Alexey Ulyukayev: “Una priorità” l’ha definita il presidente turco in conferenza stampa, “l’asse di amicizia verrà ripristinato”. La Turchia ha subito molto l’interruzione delle relazioni con la Russia, soprattutto nel settore turistico; il Cremlino aveva imposto ai tour operator russi, che ogni anno inviavano milioni di turisti alle località balneari mediterranee turche, di cambiare destinazioni, creando un danno economico sostanziale. Le esportazioni della Turchia verso la Russia nella prima metà di quest’anno sono scese a 737 milioni di dollari, con un crollo del 60,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, (dati del quotidiano Sabah).

UN SIGNIFICATO PSICOLOGICO

Erdogan ha ringraziato Putin, primo leader ad invitarlo dopo il colpo di stato, dicendo che l’incontro “ha significato molto (anche) psicologicamente” per Ankara; “Siamo sempre categoricamente contrari a qualsiasi tentativo di attività anti-costituzionale. Voglio esprimere la speranza che sotto la sua guida il popolo turco si occuperà di questo, e la giustizia e la legalità prevarranno” il commento di Putin, con un paradossale peso retorico, visto che i due paesi soffrono un’evidente deriva autoritaria, che in Turchia si è inasprita con le epurazioni del dopo-golpe.

TURKISH STREAM

La contropartita che la Turchia offre alla riapertura dei normali rapporti economici è la disponibilità alla costruzione del gasdotto Turkish Stream, con cui Gazprom potrà trasportare il gas naturale verso l’Europa bypassando le rotte ucraine. Il progetto era stato sospeso per la crisi diplomatica, ma anche perché Ankara sembrava preferire la proposta europea per collegare, est-ovest, UE e Azerbaijan. Sospesa, e ora riaperta, la costruzione della centrale nucleare la centrale nucleare di Akkuyu (nella provincia meridionale di Mersin), di cui si occupa la ditta specializzata russa Rosatom.

LA PUTINISATION TURCA

Il sostegno del presidente russo, seguito alla lettera di cordoglio inviata da Ankara ai famigliari del pilota rimasto ucciso dopo l’abbattimento del jet, sono stati i due passi formali del disgelo: dietro, informalmente, la necessità di entrambi di spostare il proprio asse geopolitico. “La Russia è pronta a capitalizzare sulle relazioni di raffreddamento della Turchia con l’Occidente dopo il colpo di stato fallito”, ha detto Sarah Rainsford, corrispondente da Mosca della BBC. Erdogan è rimasto indispettito dalla freddezza con cui i leader occidentali hanno trattato la questione del colpo di stato. In Turchia i giornali vicini al presidente (gli altri praticamente sono stati imbavagliati) come Yeni safak – “un fogliaccio islamico e dietrologo che tira pochissime copie e che fino a un paio di anni fa nessuno si sarebbe sognato di tirare in ballo” lo definisce una fonte a cui si concede l’anonimato anche per le ripercussioni che certe parole potrebbero avere nella Turchia attuale, dove le purghe sono all’ordine del giorno (esempio: la famiglia del giocare di basket NBA Enes Kanter l’ha diseredato per aver apertamente sostenuto Fetullah Gulen, il chierico esiliato in America accusato da Erdogan di essere il mandante del golpe; il clima è questo) – hanno messo in circolazione tesi cospirative e propagandistiche secondo cui il golpe sarebbe stato organizzato da uomini della Cia aiutati dai servizi segreti europei. La mossa di Putin, di fornire “la spalla” su cui piangere (definizione rubata dal Guardian) è certamente opportunistica: è la “Putinisation” della Turchia, scrive sempre il giornale inglese, chiarendo con un termine i rapporti di forza. Tra l’altro, sono stati annunciate anche nuove collaborazioni dal punto di vista militare, e questo significa che il secondo esercito per componenti della Nato, stringerà i propri legami con quello che l’Alleanza considera sotto il profilo strategico il principale nemico e pericolo. È il punto che spiega, forse meglio degli altri, l’ambiguità e il pragmatismo dietro a questo riavvicinamento tra Russia e Turchia.

IL QUADRO GEOPOLITICO

Tra gli attori con ruoli importanti, anche se non protagonisti, in questo “nuovo inizio” delle relazioni (come lo ha chiamato Erdogan), il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbayev, e un anonimo uomo d’affari turco con grandi interessi in Russia. L’8 agosto Putin, impegnato attivamente in questo momento per rafforzare le intese strategiche russe, era a Baku, per il primo trilaterale insieme al presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev e l’omologo iraniano Hassan Rouhani. Oggi, 10 agosto, ospiterà a Mosca il presidente dell’Armenia, l’alleato Serzh Sargsyan: tema centrale dell’incontro la questione aperta con gli azeri del Nagorno-Karabakh, su cui Putin si vuole impegnare come mediatore, e su cui la Turchia ha un peso enorme come alleata di Baku (e per la storia con gli armeni). Basi per un’alleanza nell’Eurasia, con Ankara che accetterebbe la partnership sunniti-sciiti con l’Iran pur di entrare nei mercati orientali e alleggerire la dipendenza da UE e USA, ma siamo (in parte) nel campo delle speculazioni: per il momento i fatti raccontato di tre giorni molti impegnati per la leadership di Mosca, con incontri internazionali con alleati attuali e futuri.

LA SIRIA

Unico argomento su cui non si è usciti con un’intesa è la crisi siriana: Mosca appoggia il regime di Damasco, la Turchia trama da anni, senza nemmeno troppi veli, per rovesciarlo. Previsti incontri appositi, per innescare quello che il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha definito con l’agenzia stampa Anadolu “un meccanismo solido”, fondato su collaborazione “militare, di intelligence e diplomatica” per trovare la soluzione alla crisi siriana e permettere l’invio di aiuti umanitari. Il come non è chiaro al momento, visto che di fatto la Russia bombarda, per esempio ad Aleppo, le fazioni ribelli che sono, e sono state, aiutate dalla Turchia. (E questo trasforma tutto in dichiarazioni di rito, che nascondono grosse divisioni su cui si cerca di passare sopra col bulldozer del pragmatismo).

×

Iscriviti alla newsletter