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Il Movimento 5 stelle in politica estera è un po’ codardo

Le ultime prese di posizione del M5S sulla politica estera e sul ruolo dell’Italia nello scacchiere mondiale ci fanno sempre più capire alcune cose interessanti su questo partito.

La prima considerazione è che il M5S continua la sua lotta politica di contrapposizione al PD e l Governo anche in politica estera. Eravamo abituati in passato a forze politiche che, pur dissentendo su scelte specifiche e puntuali, non mettevano in discussione le scelte strategiche della politica estera del governo di turno. C’era una certa continuità di orientamento fra le forze che si sono succedute al governo sulla posizione italiana nello scacchiere mediterraneo; una continuità evidentemente necessaria per garantire la credibilità internazionale dell’Italia. Diciamo insomma che la politica interna, il continuo polemizzare su ogni scelta governativa, la piccola bega interna spesso provinciale rimanevano appunto interne e risparmiavano la politica estera italiana.

Il M5S sta rompendo questo approccio e prosegue nella critica aprioristica all’azione del governo anche nella politica estera. Il classico bastian contrario che se il Governo decide qualcosa lui deve, sempre e comunque, dire l’opposto, a prescindere. La posizione critica contro il Governo italiano sui rapporti con la Russia ne sono una dimostrazione. M5S imputa all’Italia una posizione europea di fermezza, quella delle sanzioni, nei confronti del vicino russo. La Russia di Putin ha sicuramente contribuito a destabilizzare la Ucraina e si è annesso illegittimamente la Crimea. La fine delle sanzioni alla Russia non può che essere una decisione europea ed è già all’attenzione dell’Alto Rappresentante Mogherini. L’Italia non può e non deve agire unilateralmente in tal senso. Eppure è proprio questo che vorrebbe il M5S che pure, nella ultima vicenda Brexit, sembrava invece avesse abbandonato un anti-europeismo pregiudiziale.

Passando alla Libia, la recente richiesta agli USA da parte del governo libico, da noi sostenuto e considerato internazionalmente legittimo, di un aiuto militare per Sirte e che ci potrebbe coinvolgere per la richiesta delle basi NATO in territorio italiano ha provocato una reazione contraria da parte del M5S. La motivazione di tale contrarietà non è argomentata proponendo magari qualcosa di alternativo o comunque di diverso per la decisiva lotta all’Isis. No, l’avversità viene giustificata con la paura delle rappresaglia dimostrando pura e semplice codardia. Il M5S si prepara, opportunisticamente, a dire l’avevamo detto se in futuro avvenisse malauguratamente un attentato in Italia. Un attentato che purtroppo è sempre possibile visti le oramai continue espulsioni che avvengono in varie regioni italiane fra persone che si lasciano incantare dalla propaganda jihadista. Non vi è alcuna relazione fra impegno militare e attentati. Lo dimostra il caso del Belgio colpito duramente ma in alcun modo impegnato in Medio Oriente.

Nessun cenno nell’argomentare pentastellato invece alla nota risoluzione dell’ONU del dicembre scorso che sollecita tutti gli Stati a intervenire in caso di richiesta di assistenza da parte del governo libico. Una decisione internazionale dimenticata da Di Maio e compagnia.

La seconda considerazione è che il M5S è sempre molto attento ai sondaggi, alle proposte che raccolgono consenso e quindi cavalca contemporaneamente una certa avversità, che si va diffondendo, nei confronti dei migranti che sbarcano in Italia ma anche la richiesta di corridoi umanitari per favorirne l’arrivo dei migranti in Italia.
Da una parte si avvicina alle posizioni della Lega e dall’altra alle proposte della Comunità di Sant’Egidio. Una sintesi che si può permettere fin tanto che non governa e che probabilmente paga come consenso elettorale.
La scelta iniziale del M5S, quello del 2009, era di affrontare pragmaticamente, seriamente e con la massima partecipazione le questioni ma la si è abbandonata per abbracciare il più classico populismo che parla alla pancia e non alla testa.

È infatti questa la caratteristica del populismo: proporre soluzioni facili, ma di difficile o impossibile applicazione, a problemi difficili, complessi che meritano invece maggiore approfondimento.

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