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I ribelli hanno lanciato un’offensiva per spezzare l’assedio di Aleppo

I ribelli siriani hanno lanciato un’offensiva per cercare di rompere l’assedio governativo che chiude una sacca di territorio nella parte orientale di Aleppo, seconda città siriana e fulcro della guerra civile. Nella solita propaganda su entrambi i lati, i ribelli dicono di avanzare, i lealisti di respingere. Presi di mira check point e punti di controllo che chiudono la morsa intorno a 250 mila persone intrappolate nelle aree controllate ancora dalle opposizioni. Una pioggia di missili Grad sta cadendo nelle aree nevralgiche più occidentali controllate dai lealisti (come l’Accademia militare e la Scuola di artiglieria) anche al momento della stesura di questo pezzo, secondo i racconti che escono da reporter, attivisti e combattenti, continuamente connessi sui social network. I Grad sono missili sparati attraverso sistemi montati sui pianali dei camion: di fabbricazione ceca e bulgara, sono finiti in mano ai ribelli attraverso passaggi clandestini veicolati da alcuni sponsor esterni come Turchia, Arabia Saudita e Qatar, col placet americano (su Formiche.net si era parlato di questi rinforzi). Hanno scarsa capacità di precisione: probabilmente a questi sono legate le vittime civili di queste prime ore d’offensiva segnalate dalle onlus che osservano il conflitto.

Si tratta di un’operazione congiunta, coordinata da un comando i cui estremi sono stati decisi giovedì. Delle operazioni unificate fa parte anche Jfs, la Jabhat Fateh al Sham, il nuovo nome del gruppo qaedista al Nusra: la presenza di questa potente fazione, che è considerata un’entità terroristica sia dagli Stati Uniti che dalla Russia, potrebbe portare Mosca alla decisione di riprendere con intensità i raid messi nei giorni scorsi in sordina dopo la decisione di permettere il passaggio di qualche aiuti umanitario. Il comando generale dell’esercito russo ha già chiesto alla presidenza di ristabilire l’ordine di attacco e riaprire i bombardamenti.

Nell’avanzata i ribelli hanno utilizzato anche diverse autobombe e veicoli corazzati kamikaze arrivati dalle aree esterne occidentali a quelle assediate.

La presenza di questi Vbied, come vengono definite in termine tecnico, è un altro segno evidente che l’offensiva è spinta anche da gruppi ideologizzati jihadisti con combattenti pronti al martirio: in un video Jfs ha rivendicato di avere già 40 veicoli esplosivi pronti per l’offensiva. Un tank

In uno sviluppo parallelo, anche la base aerea russa di Hmemin, nella zona di Latakia, più a ovest, è finita sotto il lancio di missili Grad. Due giorni fa il ministro degli Esteri siriano, Walid Muallem, ha incontrato a Mosca i suoi omologhi russo e iraniano, Sergei Lavrov e Mohammad Javad Zarif: il vertice si è chiuso con un rinnovato impegno dei due principali partner del governo siriano. Lavrov ha ribadito l’invito ai gruppi ribelli a dissociarsi da Jfs, per evitare di finire inclusi nelle liste degli amici dei terroristi come “obiettivi legittimi”; in una ricostruzione molto propagandistica e antioccidentale, Mosca vede inseriti in questo insieme anche gli americani, rei di aver favorito l’addestramento e il passaggio di armi ad altre formazioni, che comunque agiscono sotto un comando coordinato con gli ex qaedisti (contesto analogo: Muallem accusa Washington di spostare i militanti dello Stato islamico dall’Iraq alla Siria). La risposta dei governativi sarà probabilmente spietata, come successe già ad agosto, davanti a un’iniziativa simile e dopo che nei giorni passati erano stati aperti i corridoi umanitari per permettere anche ai combattenti di lasciare la città. E nei prossimi giorni è previsto l’arrivo tra le acque del Mediterraneo siriano del gruppo da battaglia della portaerei “Admiral Kuznetsov”: schieramento programmato a luglio con il compito di dare supporto aereo alle operazioni aleppine.

(Foto: Twitter, da un video dei ribelli siriani ad Aleppo)

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