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Cosa penso di Hillary Clinton e Donald Trump. Parla Nouriel Roubini

Borse. Casa Bianca. Geopolitica. Non solo finanza, dunque, nell’analisi dell’economista Nouriel Roubini in vista del voto americano delle presidenziali. Ecco cosa ha detto Dr. Doom il 7 novembre a Milano.

LE PAROLE DI ROUBINI

“Con la vittoria della Clinton avremo una stabilità delle politiche interne ed estere. Mentre per le dichiarazioni radicali di Trump su immigrazione, accordi commerciali, tassi politica estera, ci potrebbe essere una forte correzione sul listino americano, seguita da una caduta del dollaro e da incertezza economica e geopolitica non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo”.

L’EVENTO MILANESE

Le parole lapidarie arrivano dall’economista Nouriel Roubini, professore alla New York Stern School of Business, intervenuto a Milano alla vigilia dell’appuntamento elettorale Usa a un incontro promosso da Global Thinking Foundation, fondazione nata nel 2016 per iniziativa di Claudia Segre con la missione di promuovere l’educazione finanziaria presso studenti delle scuole superiori e universitari, investitori e risparmiatori, attraverso un percorso di innovazione e di ricerca e sviluppando progetti per la diffusione della cittadinanza economica.

TRUMP E CLINTON VISTI DA DR. DOOM

Roubini ha illustrato le prospettive e le ricadute sui mercati internazionali derivanti dall’esito delle elezioni americane. E anche per lui Trump è il maggior rischio per l’equilibrio dei mercati. Ma non è un male incurabile: “Il rischio di turbolenze sui mercati sarà comunque di breve durata e dipenderà – ha detto il professore – in gran parte, dalle decisioni del neo-Presidente circa la composizione della squadra della nuova Amministrazione di Governo e da quali saranno le sue mosse politiche una volta terminata questa infuocata campagna elettorale. Tanto prima Trump avvierà un’attività di potere dai toni moderati e costruttiva lontana da certi radicalismi – che i mercati finanziari non apprezzano – tanto più rapidamente rientreranno le incertezze relative al suo ruolo di outsider della politica”.

Una posizione piuttosto moderata per l’economista noto per aver previsto in anticipo, dieci anni fa, la grande crisi globale; che ha preconizzato la fine dell’Ue a partire dalla Brexit e che oggi invece ritiene che dopo il crollo verticale dei mercati – in caso di vittoria di Trump – la situazione potrebbe rientrare.

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