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Regno Unito, che cosa prevede la nuova legge sulla sorveglianza

Theresa May

“Il Regno Unito ha appena legalizzato la [legge per la] sorveglianza più estrema nella storia della democrazia occidentale. Si va oltre molte autocrazie”, ha scritto su Twitter Edward Snowden a proposito della legge sul controllo delle comunicazioni che Londra ha portato alla fase finale dell’approvazione senza troppo rumore e tra la docilità delle opposizioni parlamentari. Apple, Google e Twitter, tra gli altri, si sono opposte al disegno legislativo, che secondo Twitter “potrebbe avere implicazioni per i nostri clienti, per i cittadini, e per il futuro del settore tecnologico a livello mondiale”: si parla della possibilità di inserire, per legge, backdoor nei sistemi crittografati, circostanza su cui i colossi del web hanno sempre messo in guardia, per i risvolti negativi che può avere finisse l’accesso in mano a hacker. Anche Joseph Cannataci, responsabile per le questioni di Privacy dell’Onu, durante un keynote speech per l’Internet Governance Forum in Brasile, ha attaccato il progetto deciso dal governo inglese –Investigatory Powers Bill si chiama, Snooper’s Charter la chiamano i critici, la legge dei ficcanaso – definendolo “spaventoso”. Cannataci, che aveva già evocato “1984” di George Orwell per descrivere il disegno di legge, dice che il governo e i deputati che lo stanno per votare hanno orchestrato una campagna mediatica per minimizzare la percezione che l’opinione pubblica può avere dell’importanza della nuova normativa. In realtà c’è un po’ di confusione sul punto in cui è arrivata la fase legislativa, il testo, che giovedì ha avuto luce verde in Parlamento, dovrebbe essere in mano a una specifica commissione e diventare legge a fine novembre secondo due fonti citate dal Financial Times: sabato il Guardian ha corretto il proprio articolo uscito venerdì in cui aveva scritto che il Bill era stato approvato; “L’atto non ha ancora avuto il consenso reale” ha scritto in un nota il giornale inglese.

I POTERI

Sostanzialmente si tratta di ampliare le possibilità delle agenzie di intelligence sulla sorveglianza di massa, o, per dirla come le stesse agenzie preferiscono, sulla raccolta di dati di massa: tutte le pratiche di raccolta informazioni su privati seguite da GCHQ, Mi5 e Mi6 che appena un mese fa erano state dichiarate illegali da un tribunale speciale verrebbero legalizzate. Si legalizza l’hacking da parte delle agenzie di sicurezza in computer e telefoni cellulari e permette loro l’accesso a masse di dati personali memorizzati, anche se la persona in esame non è sospettato di alcun illecito: unico aspetto positivo, secondo il Guardian, è che la normativa “definisce chiaramente per la prima volta i poteri di sorveglianza a disposizione dei servizi segreti e la polizia”. Tra le altre cose, i provider di internet e telefonia saranno tenuti a registrare e memorizzare per un anno l’attività mobile e web dei loro clienti – le agenzie saranno in grado di accedere ai metadati, ossia il chi, cosa, quando e dove delle comunicazioni, ma non al loro contenuto senza un mandato. Il mandato servirà invece per far accedere gli agenti alle fonti giornalistiche.

I PROBLEMI

“Abbiamo creato gli strumenti per la repressione” ha commentato il barone Paul Strasburger, uno dei rappresentanti dei Lib-Dem alla Camera dei Lord e tra i principali critici del progetto. Jim Killock, il direttore esecutivo dell’Open Rights Group, ha dichiarato: “Il Regno Unito ha ora una legge di sorveglianza che è più adatta a una dittatura che a una democrazia. Lo Stato ha poteri senza precedenti per monitorare e analizzare le comunicazioni dei cittadini, indipendentemente dal fatto che siano sospettati di qualche attività criminale” e ha evocato la possibilità che paesi guidati da regimi autoritari utilizzino la legge come esempio. Forbes ha paragonato questo progetto di sorveglianza a quello in piedi in Russia e Cina. La premier Theresa May invece, quando ha presentato il progetto lo scorso novembre (ai tempi era ministro dell’Interno), ha detto che era una necessità per far fronte “all’aumento delle minacce emergenti rappresentato dal procedere delle tecnologia”, sostenendo che nulla di nuovo è stato introdotto dalla legge. Politico ha spostato il ragionamento anche su un altro piano: la nuova legge potrebbe innescare un conflitto giuridico e politico tra il Regno Unito e l’UE in materia di privacy. Ogni futuro accordo UE-UK dopo la Brexit dipenderà anche da se le autorità di regolamentazione di Bruxelles riterranno adeguato il rispetto della privacy dei cittadini europei in base al diritto del Regno Unito: “Questo non sembra semplice” scrive il sito. Se non si riuscirà a raggiungere un accordo che consente il trasferimento di dati tra i due blocchi, sarà molto più difficile per le aziende britanniche vendere agli europei e viceversa: e gli scambi commerciali tra Londra e l’Europa sono legati molto a servizi, per esempio quello interbancario, dove vengono messi in campo diversi dati sensibili. L’Europa vorrà tutele che questi non finiscano indiscriminatamente in mano del governo inglese. Che paura c’è? E se in futuro a Londra dovesse arrivare un capo di governo Erdogan-style?

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