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L’ultimo azzardo di Matteo Renzi. Il commento di Enrico Mentana

Enrico Mentana e Urbano Cairo
Addio. Anzi no, arrivederci. Contrordine, sto già tornando. Ecco a voi Matteo Renzi. Uno e trino. Dimissionario e tornato casa. Eppure ancora a Palazzo Chigi a dare le carte per il nuovo governo. Ma soprattutto già pronto alla sfida congressuale nel Pd per confermarsi segretario e dunque candidato premier alle elezioni prossime venture, il più presto possibile.
Ecco come Enrico Mentana, direttore del Tg de La 7, vede le ultime mosse di Matteo Renzi in un post pubblicato su Facebook:
In queste ore convulse e decisive estimatori e odiatori di Matteo Renzi hanno l’occasione di vederlo senza filtri, per quello che è, nel momento della verità.
Non è tipo da lunghe riflessioni, ma questo già lo sapevamo. Non flirta con l’indecisione, l’analisi approfondita dei pro e contro, i periodi di decantazione. Si è dimesso mercoledì sera, giovedì era a Pontassieve, e 24 ore dopo era già di nuovo a Palazzo Chigi per un doppio blitzkrieg: mettere il governo in mani amiche, e conquistare l’investitura a candidato premier del Pd. 
Lo immagino col calendario davanti, i 200 giorni di qui alla fine di giugno divisi a metà: i primi 100 per le primarie nel partito, con in palio insieme la leadership interna e l’indicazione a candidato premier; i restanti 100 nella campagna elettorale che sarà il suo vero “lascia o raddoppia”, per riprendersi tutto quello che è andato in fumo con la sconfitta referendaria di sei giorni fa, o lasciare sul campo anche quel che gli è restato.
Ancora una volta si comporta da spericolato giocatore di poker e cerca di riconquistare subito quel che ha appena perso, e non esita a mettere al centro del tavolo tutta la posta che gli è rimasta. Confida sul fatto che la gente del partito continui a preferire un giocatore d’azzardo che può vincere, rispetto al circolo del burraco che ha contribuito a fargli perdere il referendum.
Solo alla fine della corsa ci sarà il tempo per riflettere e analizzare davvero quel che è successo, e perché, tra il 40% trionfale delle Europee e il 40% tombale di due anni e mezzo dopo. Ma a quel punto sarà in ogni caso troppo tardi.
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