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Il paese è in crisi, manca di metodo. E’ l’ora della Rivoluzione, Soft.

popolo sovrano

Ci salveranno i giovani perché è proprio la giovinezza una delle doti del rivoluzionario. Non da sola, si intende; occorrerà altro ancora, sostiene in forma brillante e convincente Filomena Tucci con il suo saggio dal titolo chiaro e senza equivoci: Soft Revolution (Edizioni “L’Erudita”).

L’Autrice osserva come si sia inaridita la capacità di sognare che è la medesima che sostiene le grandi visioni ed i progetti innovativi. Occorre imprimere una svolta verso nuovi entusiasmi, verso scelte di senso. Restituire primazia al progetto europeo è una delle vie che potranno segnare la Rivoluzione per liberare le risorse del movimento rivoluzionario. Creatività, coraggio, resilienza, trasparenza, cultura, etica. Doti che i giovani posseggono e che occorre svincolare dalle pastoie di modalità calcificate dalla conservazione.

Nassim Nicolas Taleb, l’Autore de “Il cigno nero”, ha coniato l’espressione Anti fragili. Speranza, quindi, in un paese, l’Italia, vecchio nello spirito che necessita di un Nuovo Rinascimento; quasi ad opporsi alle tesi di Roberto Vacca sull’ormai datato, ma lucidissimo, “Medioevo prossimo venturo”.

Finché c’è morte c’è speranza diviene paradossalmente un segno di ottimismo e di rigenerazione; promuovere la fine di quanto, dannosamente, resiste al cambiamento è una necessità più che un’aspirazione. Gli esempi di innovazione sono molti. Spicca la vicenda di Pompei dove il cambiamento ha prodotto effetti rivoluzionari. Nella disastrata area archeologica, forse la più nota del mondo, si è pensato di incaricare un generale dei carabinieri di risolvere le annose problematiche che parevano consigliare di reinterrare il sito. Ricorrendo all’azione di esperti selezionati con cura e adottando metodiche di buon senso (non tutto il vecchio è tale) gli scavi sono stati restituiti alla logica ed il generale è tornato al suo mestiere.

Sono recenti le polemiche innescate dalle incaute dichiarazione di un manager industriale che ha scritto (si fa ma non si dice) che un dirigente deve fare paura ai suoi sottoposti. Medioevo. Oggi occorrono manager sensibili alla bellezza della natura e alla bellezza interiore; è la psichiatria a descrivere le numerose patologie mentali che sembrano connotare i “leader” psicopatici, dispotici e violenti che hanno prodotto lo scempio. Il Novecento, che sembra aver segnato la “morte di Dio” e la fine della fratellanza come criterio di evoluzione etica, si è chiuso sulle macerie del buon senso. Il Millennio appena iniziato non può che fondarsi su una resurrezione di valori antichi per forgiare tutte le innovazioni che porteranno la nostra navicella entro porti sicuri. Impareremo a stringerci la mano senza riluttanza ricercando un contatto fisico che è alla base dei rapporti umani; troveremo antidoti potenti all’instupidimento mediatico delle masse; erigeremo, insomma, quelle barricate ideali che ci faranno sconfiggere l’oppressione comunque si manifesti, in nome della libertà.

Una rivoluzione soft ci salverà, e Milly Tucci è stata capace nel suo saggio di raccontarci tanti esempi di rivoluzioni già compiute in questi ultimi mesi e di come sono state raggiunte grazie alla rinnovata capacità delle persone di stare insieme per creare valore.

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