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M5s, il livore pianificato e la vacuità programmatica

Gli italiani alle prossime elezioni politiche, per quale motivo dovrebbero affidare il governo del Paese a dei giovanotti universitari fuori corso, che non sono riusciti neppure a concludere gli studi e a conseguire uno straccio di laurea? Non depone certo bene per chi ha ambizioni di cimentarsi nel governo della cosa pubblica. È vero che la funzione dei futuri eletti al parlamento del movimento grillino è meramente esecutiva, considerato l’autoritarismo del capo partito Beppe Grillo, il quale fregandosene del libero consenso espresso dagli aderenti al M5S decide lui da solo chi è meritevole di ricoprire incarichi e chi no.

È successo la settimana scorsa a Genova: gli iscritti tramite la cd “rete” avevano scelto il candidato sindaco del capoluogo ligure, non gradito a Grillo, che ha cancellato tutte le procedure, per votare di nuovo e designare il suo candidato in alternativa al precedente. Io sono Caligola, e tu cavallo sei il mio senatore! Questa è la fantomatica democrazia della piattaforma Rousseau. Campa cavallo… Se queste sono le premesse del nuovo modo di considerare le regole democratiche, il M5S porterà di certo la democrazia italiana a sbattere, peggio di come ha fatto Renzi con il referendum del 4 dicembre dello scorso anno.

L’incitamento al caos e al disordine, predicato dai deputati grillini Di Maio e Di Battista, in occasione del voto sulla decadenza di Minzolini al Senato e della riunione dell’ufficio di presidenza sulle pensioni dei parlamentari alla Camera, dimostra una sola cosa: c’è un grado di forte livore, di violenza e di aggressività scientificamente studiato nei confronti di chi ha retto, bene o male, le sorti della democrazia di fronte agli attacchi del terrorismo interno e internazionale, della malavita organizzata, rischiando e rimettendoci addirittura in qualche caso la propria vita, col preciso intento di racimolare qualche voto. Non essendo capace di proporre una piattaforma organica di governo il M5S si affida a questi piccoli mezzucci che solleticano i bassi istinti dell’elettore.

Una moderna forza politica nelle attuali condizioni di politica internazionale e interna avrebbe fatto sentire forte il grido di preoccupazione nei confronti dell’attentato ultimo a Westminster a Londra, o avrebbe risposto per le rime al ministro olandese Dijsselbloem che ha attaccato con inaudita volgarità i paesi dell’Europa mediterranea, che a suo dire spenderebbero i loro soldi in alcool e donne. Invece, assoluto silenzio.

Il M5S se vuole proporsi come forza di governo deve avanzare un programma organico, partendo dalla politica estera in Europa e nel Mondo, prospettando una politica economica credibile, una del Welfare applicabile, politiche scolastiche, universitarie e culturali moderne e innovative, politiche socio-sanitarie secondo i parametri internazionali, una politica fiscale equa e giusta.

Non bastano i numeri per legittimare una forza politica né l’endorsement di Pierluigi Bersani, ci vogliono idee e i programmi.

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