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La Finanziaria 2018 di Donald Trump in un grafico

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Del bilancio americano per il 2018 si è molto parlato anche perché per la prima volta dopo anni c’è stata un’impennata storica delle spese militari: Donald Trump ha deciso di far lievitare i fondi stanziati per il Pentagono di 54 miliardi di dollari. Ossia, circa il 10 per cento. Necessità obbligata per non aumentare la spesa pubblica – e non creare ulteriori spaccature col Partito Repubblicano, con cui è in rotta – tagliare altrove. Come evidente dallo schema sotto, costruito da FiveThirtyEight, il sito diretto da Nate Silver, riferimento su statistiche, sondaggi, dati (e big data) e numeri in genere.

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In un’analisi sul blog interno di Stewart Patrick del Council on Foreign Relations, Laurie Garrett (altra ricercatrice del think tank newyorkese) ha esaminato i tagli che il budget dell’amministrazione Trump intende sostenere. A preoccupare la comunità scientifica ci sono quelli verso l’Epa, l’Enviromental Protection Agency, che si occupa anche degli studi ambientali su cui Barack Obama aveva investito molto – e molto della sua legacy – essendo un fervente sostenitore della necessità di agire contro cambiamenti climatici. Trump non è affatto sulla stessa traiettoria, e secondo lo schedule della Casa Bianca alle 14:00 di martedì 28 marzo firmerà un ordine esecutivo contenente le misure amministrative per invertire la rotta (“stupida”, l’aveva definita Trump) decisa da Obama nell’incontro internazionale sul clima che si è tenuto a Parigi nel 2015. Già da qualche giorno su questo giravano anticipazioni, rivelate dal New York Times, confermate e aggiornate da altre del Washington Post,

Insieme alla ricerche sui climate change, dal budget del 2018 potrebbero uscire vari sostegni economici che gli Stati Uniti danno a programmi internazionali, anche di strutture ong, per scopi umanitari. Sulla linea la proposta di riforma sanitaria, costruita dalla leadership congressuale repubblicana e ritirata per mancanza di sostegno venerdì, aveva già tagliato 1 miliardo di dollari al Centers for Disease Control and Prevention (CDC), soldi che in precedenza erano indirizzati a campagne di immunizzazioni e global health security all’estero – che però il Pentagono considera un asset strategico insieme ai cambiamenti climatici –, stanziando invece 500 milioni per un sistema di pronta risposta all’emergenza interna. Sistemi che per altro, fa notare Garrett, che rappresentano parte del soft power americano nel mondo.

Altri fondi, secondo una recente dichiarazione del capo del dipartimento di Giustizia Jeff Sessions, saranno tagliate dalle cosiddette “sanctuary cities“, ossia quelle città (anche grandi, come New York) che offrono protezione agli immigrati irregolari, non denunciandoli. Se queste non si adegueranno alle direttive dell’amministrazione in materia di immigrazione si vedranno ridotti gli stanziamenti federali.

 

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