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Leonardo-Finmeccanica, ecco il rischio dell’asse Francia-Germania sulla Difesa

L’editoriale di “Fabbrica Società”, il giornale della Uilm, che sarà on line lunedì 31 luglio

E’ una buona nuova che il Fondo Monetario Internazionale abbia rivisto al rialzo le stime di crescita per l’Italia.

LA CRESCITA DELL’ITALIA SECONDO IL FMI

Il Pil italiano, secondo il Fmi, crescerà quest’anno dell’1,3%, ovvero 0,5 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di aprile. Di fatto, questa notizia anticipa quanto ci si aspetta per metà agosto dal dato ufficiale del dell’Istat sul Pil del secondo trimestre. Confortanti sono anche i dati finora resi noti dai principali istituti di ricerca.

I DATI DI BANKITALIA

La Banca d’Italia ha stimato una crescita dell’1,4% della ricchezza nazionale per l’anno in corso. Cresciamo, ma meno degli altri Paesi europei. Dario Di Vico, editorialista del Corriere della Sera, ha ricordato che in fatto di crescita siamo indietro rispetto agli altri: “La Spagna è poco sotto il 3%, la Germania poco sopra il 2%, la Francia a più 1,7% e la media dell’area Euro a più 2,1%”.

DI VICO E LO SCAMBIO SALARI-PRODUTTIVITA’

Il giornalista in questione ha un convincimento preciso per rafforzare la ripresa economica: “Rompere gli indugi sulla riforma delle relazioni industriali – ha scritto – e pigiare il pedale dello scambio salari-produttività”.

SASSI E IL PATTO DELLA FABBRICA

Mario Sassi sul suo “Blog-notes” ha osservato: “Le imprese italiane, salvo rarissimi casi, non occupano posizioni di leadership nelle filiere. Quindi i loro margini sono, e lo saranno sempre più, imposti dai contratti di filiera che di conseguenza determineranno la possibilità o meno di sottoscrivere con i sindacati contratti nazionali o aziendali che siano. Il vero punto di approdo del cosiddetto Patto della fabbrica e delle nuove relazioni industriali, se si vuole guardare lontano, sta tutto qui. Questo è il nodo centrale. Il sindacato confederale deve decidere, prima o poi, se essere della partita o snobbarla e rischiare di subirne le conseguenze. Sulla struttura della contrattazione, sui suoi contenuti e quindi sulla sua stessa ragion d’essere nei luoghi di lavoro”.

BARBAGALLO E LA SBUROCRATIZZAZIONE

Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, ha detto la sua: “Serve, innanzitutto, un percorso di sburocratizzazione per favorire investimenti pubblici e privati. Le imprese estere non investono in Italia perché disincentivate dalla lentezza nell’applicazione del diritto”.

LA NECESSITA’ DI POLITICHE ATTIVE SUL LAVORO

Sempre sul Corriere della Sera, il giornalista Daniele Manca aveva rammentato la necessità di politiche attive sul lavoro di cui non si sente più parlare: “Misure – ha osservato – per fare in modo che i giovani, ma anche qualsiasi lavoratore, potesse disporre della capacità di inserirsi in nuovi contesti occupazionali strutturalmente mutevoli. Come pure della necessità di trovare forme di finanziamento del welfare non legate solo alla fiscalità generale, alle tasse”.

L’ASSE FRANCO-TEDESCO

Però per crescere il Paese, come scriviamo da anni, ha bisogno soprattutto di scelte di politica industriale. A tal proposito, solo per fare un esempio, lo sviluppo in un’ottica intergovernativa del Fondo europeo della Difesa si presenta come una scelta necessaria. L’ultimo Consiglio dei Ministri della Difesa di Francia e Germania si è concluso con la pubblicazione di un comunicato che delinea una cooperazione futura sorprendente, soprattutto per la parte relativa allo sviluppo di capacità militari. Rispetto a questo asse di cooperazione industriale il nostro Paese dovrebbe farsi alfiere di una soluzione europea, coagulando il ruolo di tutti gli stati membri, all’interno della quale ridimensionare l’accordo franco-tedesco.

PINOTTI E L’INDUSTRIA DELLA DIFESA

Ecco perché il comparto industriale della Difesa continua ad essere davvero strategico per l’Italia: “Costituisce – spiega Roberta Pinotti, ministro della Difesa – un asset strategico per lo strumento militare e contribuisce in maniera importante a creare valore aggiunto”.

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