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Ecco la dieta per le partecipate del Comune di Roma prescritta da Raggi e Colomban

Da 31 a 11 aziende, con un introito stimato di 80 milioni di euro. Oltre a 10 l’anno di risparmi gestionali. Dopo averlo annunciato mesi fa, Virginia Raggi ha ufficialmente presentato la proposta con cui mira a mettere un po’ d’ordine nel ginepraio delle società partecipate dal Comune di Roma. Al piano – che diventerà realtà solo a seguito del voto positivo dell’Aula Giulio Cesare – ha lavorato in particolare l’assessore Massimo Colomban, il quale, come da programmi, ha anche ufficializzato la sua prossima uscita dalla giunta capitolina. Al suo posto entrerà con la stessa delega il commercialista Alessandro Gennaro che in questi mesi ha già fatto parte della sua squadra.

LE CESSIONI

La prima partecipazione a saltare – la cessione è stata già formalizzata – è quella che il Campidoglio deteneva in Aeroporti di Roma per un incasso di 48 milioni di euro. E ancora il 75% della Centrale del Latte di Roma spa – le trattative sono già in corso – per cui si presume un’entrata di 28 milioni. E poi la quota che il Campidoglio detiene in Investimenti spa, la società della Fiera di Roma: una cessione, quest’ultima, spiegata in virtù del risultato negativo che l’azienda ha accumulato “in almeno 4 dei cinque esercizi precedenti“. Stessa sorte pure per Alta Roma – operante nel settore della moda – di cui il Campidoglio venderà il 18% di cui è attualmente proprietario attraverso la società Risorse per Roma. Anche il destino di Roma Multiservizi è segnato, ma solo dopo un processo di valorizzazione che sarà portato avanti nei prossimi mesi. Ama – la municipalizzata dei rifiuti – dovrà invece liberarsi delle partecipazioni che detiene in tre società: EP Sistemi Spa (40%), Consel Scarl (0,1%) e Polo Tecnico Industriale Romano spa (0,07%).

LE LIQUIDAZIONI

Oltre alle cessioni, Raggi e Colomban hanno anche concordato di liquidare la partecipazione del Campidoglio in una serie di società: si tratta di Agenzia Roma Energia (100%), Roma Patrimonio srl (100%), Azienda speciale ACCLR (100%) e ATLazio spa – Agenzia regionale per la promozione turistica del Lazio (19%). Lo stesso dovrà fare Ama che dovrà liquidare l’87,5% di Servizi Ambientali srl, il 50% di Ecomed srl, il 34,23% di Marco Polo srl e il 29% di Cisterna Ambiente srl. Sono state già liquidate, infine, Servizi Azinista Roma srl e Centro Ingrosso Fiori spa.

IL POLO DELLE ENTRATE & IL POLO DELLA MOBILITA’

Nel piano è poi prevista la creazione di due nuovi poli: quello delle Entrate e quello della Mobilità. Il primo nascerà dall’integrazione tra Aequa Roma e Risorse per Roma con l’obiettivo di concentrare in un unico soggetto tutte le attività di gestione delle entrate derivanti dal patrimonio immobiliare e dai tributi locali. Il secondo, invece, sarà costituito da Roma Servizi per la Mobilità e dal ramo progettazione di Roma Metropolitane che, in quanto stazione appaltante per la realizzazione della linea C della metro, sarà mantenuta fino al completamente dell’opera e poi liquidata. L’ipotesi è quella di creare un’unica società incaricata delle attività di pianificazione, di gestione della mobilità pubblica e privata, progettazione, di regolazione e controllo dei sistemi di trasporto.

LE SOCIETA’ SUPERSTITI

Una vera e propria cura dimagrante per il Campidoglio, dalla cui tagliola – per il momento, è bene ricordarlo, solo annunciata – si salveranno solo pochissime società. Certamente Atac, Ama e Acea, a proposito della quale Raggi ha confermato di voler mantenere la partecipazione capitolina del 51%. E poi Zètema, l’azienda attiva nel settore della cultura di cui il Comune di Roma detiene il 100%. Alle quali aggiungere la quota del 28,37% nel Centro Agroalimentare e quella del 10% in Eur Spa. Sarà inoltre mantenuta la partecipazione del 3,53% in Acea Ato 2, la società della multiutility capitolina che gestisce il servizio idrico nella città metropolitana (Roma esclusa). Nessuna dismissione – almeno per ora – neppure Assicurazioni di Roma, come ha spiegato Colomban: “Produce degli utili, sta lavorando bene direi. Ci serve. E’ una società che anche noi abbiamo valutato di tenere“. La stessa scelta l’aveva fatta durante il periodo del commissariamento il prefetto Francesco Paolo Tronca. Infine, come detto, non saranno toccate neppure Risorse per Roma ed Aequa Roma che andranno a dar vita al cosiddetto Polo delle Entrate. Roma Metropolitane, invece, sarà scorporata in due parti: come stazione appaltante per la realizzazione della metro C “verrà mantenuta fino al completamento dell’opera“, mentre il ramo progettazione confluirà in Roma Servizi per la mobilità.

L’unico dubbio riguarda Farmacap, la società proprietaria di oltre 40 farmacie comunali nel territorio di Roma. L’azienda ad oggi è commissariata ma Raggi, nonostante le difficoltà palesate in tutti questi anni, vorrebbe evitare di disfarsene.

IL LAVORO CHE VERRA’

Un piano ad oggi ancora solo sulla carta che dovrà prima essere approvato in Assemblea Capitolina e poi essere effettivamente portato a termine. Non senza difficoltà viene da immaginare, considerato pure che sulle partecipate del Campidoglio grava pur sempre un debito da oltre due miliardi di euro, in gran parte ascrivibile ad Atac e Ama. “Servirano dai tre ai cinque anni“, ha commentato Colomban, l’uomo arrivato dal Veneto lo scorso ottobre proprio con il mandato di provare a sciogliere quello che era e rimane uno dei principali problemi per il Comune di Roma e le sue dissestate casse. Attuarlo, però, non spetterà a lui visto che ha confermato l’imminente passo indietro già annunciato nei mesi scorsi.

IL COMMENTO DI RAGGI

In campagna elettorale mi ero impegnata a ridurre gli sprechi delle aziende partecipate del Comune di Roma, che erano state utilizzate dalla politica come un bancomat, come strumenti per consolidare il consenso, per moltiplicare poltrone e clientele: finalmente posso dire che quel progetto diventa realtà“, ha commentato su Facebook Virginia Raggi. Il cui piano somiglia in tutto e per tutto a quello elaborato a suo tempo da Ignazio Marino al quale, però, lo stesso sindaco – ai tempi semplice consigliera comunale di opposizione – votò no. “Ma quello era stato elaborato in modo veloce e pensava solo a ripianare i debiti“, si è giustificato Raggi che poi ha aggiunto: “Noi abbiamo fatto un lavoro diverso: non si tratta di un’attività fatta con il mero intento di trovare soldi e risparmiare sulla pelle dei cittadini ma per erogare servizi migliori“.

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