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Vi spiego perché Matteo Salvini e Luigi Di Maio andranno a nozze dopo le elezioni

Luigi Di Maio, Silvia Virgulti

Nella sua rubrica settimanale su Il Tempo, Luigi Bisignani traccia, con molta sicurezza, uno scenario inquietante sul dopo elezioni. Il M5s diventa il primo partito; il presidente Sergio Mattarella è costretto a dare l’incarico a una personalità indicata da quel movimento, il quale forma un governo dove nessuno degli scalzacani grillincasaleggesi diventa ministro, per lasciare il posto a preclari e autorevoli forcaioli di cui il BelPaese è ricco. In Parlamento arriva la sorpresa: il sostegno della Lega di Matteo Salvini (il quale aveva concorso nella individuazione dei ministri d’area). Direte voi: “Ma come fa Bisignani a sapere sempre tutto con largo anticipo?’’. Non è così: le sue non sono informazioni riservate, raccolte nell’oscuro di un parcheggio per auto da una “gola profonda’’. Quelle di Bisignani sono osservazioni derivanti da un’analisi oggettiva dei fatti, dei comportamenti e dei programmi: sempreché la politica mantenga un minimo di logica. Chiunque potrebbe arrivare alle sue conclusioni.

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I dibattiti ai Festival dell’Unità (a partire da quello nazionale di Imola) sono assai poco partecipati. Il solo che riesce a fare il pieno è il ministro Marco Minniti (il Rudolph Giuliani di casa nostra). Negli altri casi, i presenti si contano sulle dita (magari di quattro mani). Si dice che tra le cause vi sia l’improvviso abbassamento della temperatura (il clima c’entra sempre in politica), ma che la ragione principale stia nel disincanto verso talune iniziative politiche (come i Festival, i comizi e quant’altro) che andavano alla grande nel secolo scorso. Qualcuno aggiunge pure che la gente non si scomoda più ad uscire di casa la sera per andare ad ascoltare la concione di un ministro che era in televisione due giorni prima. I più disinibiti ammettono anche un malessere della base causato dalla linea politica del partito e dalle sue divisioni interne.

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Tutto certamente vero. Ma si sono mai chiesti gli organizzatori di quello che fu il mitico Festival dell’Unità (e che oggi è diventato, da apertura della Scala della politica, il luogo di ritrovo degli irriducibili) come mai al Meeting di Rimini sono sempre in tanti, soprattutto giovani, ad ascoltare in silenzio, con interesse ed attenzione, ciò che raccontano gli stessi ministri che in casa loro se li filano in pochissimi?

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La madre di Noemi Durini si era rivolta, invano, alle autorità chiedendo protezione per la figlia che si ostinava a frequentare quel ragazzino strano, che poi l’avrebbe brutalmente assassinata. Per grande sfortuna di Noemi il fidanzato non era ‘’impegnato in politica’’ e, data la giovane età, non era titolare di alcun appalto pubblico. E gli inquirenti non avevano tempo da perdere.

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Corre la voce che il presidente della Commissione di inchiesta sulle banche potrebbe essere Daniele Capezzone. Sarebbe una scelta felice. Per quanto serio e preparato Daniele non riuscirà, tuttavia, a trasformare una pagliacciata di fine legislatura in una cosa seria. Ma potrà almeno impedire che la Commissioni si limiti a fare propaganda al solo scopo di strappare qualche voto in più.

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