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Boeing vs Bombardier, come decolla la guerra aeronautica fra Trump, May e Trudeau

Dopo l’irritazione per la fusione fra Rockwell e United Technologies, che rischia di causare pesanti ritardi nelle consegne, Boeing, azienda di Chicago leader mondiale nella costruzione di aerei, rivolge ora la sua rabbia oltreoceano contro Bombardier, la diretta concorrente canadese con base a Montreal e a Belfast, nell’Irlanda del Nord.

In aprile Boeing ha chiesto alla Commissione Statunitense per il Commercio Internazionale (USITC) di sanzionare l’azienda rivale, presa di mira per aver venduto all’americana Delta Air Lines una partita di jet serie C da 5,6 miliardi di dollari a 19,9 milioni di dollari l’uno, cioè 33,2 milioni di dollari in meno del costo di produzione. L’accusa è dunque di dumping commerciale, e l’imputato è il governo canadese di Justin Trudeau: nel 2016 l’amministrazione provinciale del Quebec ha investito un miliardo di dollari nella Bombardier, cui si è aggiunto quest’anno un finanziamento del governo centrale da 273 milioni di dollari per due programmi dell’azienda.

Per il colosso di Chicago non ci sono dubbi: si tratta di concorrenza sleale negli Stati Uniti “guidata da enormi, illegali sussidi governativi che generano offerta”. Dal canto suo Bombardier si è difesa con un comunicato il 27 aprile garantendo che la compagnia “struttura i suoi rapporti commerciali assicurando il rispetto delle leggi e dei regolamenti delle giurisdizioni in cui operiamo”. I toni adesso si sono fatti meno istituzionali e più aggressivi, con l’azienda canadese che condanna “l’ipocrisia di Boeing”, che predica bene ma razzola male, perché avrebbe violato essa stessa le leggi concorrenziali con il lancio del suo ultimo aereo, il Boeing 777 Dreamliner.

La guerra commerciale Boeing-Bombardier a colpi di sanzioni anti-dumping è solo la punta dell’iceberg. Trump ha affidato oggi al segretario del Commercio Wilbur Ross il compito di dare il primo verdetto: saranno imposti dazi del 220% sugli aerei Bombardier. Il caso rischia ora di avere pesanti ripercussioni sulle relazioni internazionali dei Paesi coinvolti.I governi di Justin Trudeau e di Theresa May non hanno infatti alcuna intenzione di abbandonare Bombardier. Theresa May ha già espresso la sua indignazione su Twitter: “Sono amaramente delusa per la decisione su Bombardier” ha scritto il 27 settembre, “Il governo continuerà a lavorare con il gruppo per salvaguardare i posti di lavoro in Irlanda del Nord”.

Non è difficile capire perché Downing Street segua con apprensione le indagini del Dipartimento per il Commercio americano. L’azienda ha il più alto numero di impiegati nel manifatturiero dell’Irlanda del Nord: ben 4100 fra Belfast e le vicine Newtownabbey, Dunmurry e Newtownards, un quarto dei quali è impegnato proprio nella costruzione delle ali del serie C al centro delle polemiche. Fu l’ex premier David Cameron ad inaugurare nel 2013 la fabbrica da 520 milioni di sterline, che insieme alle succursali oggi genera per l’economia locale 183 milioni di sterline l’anno.

Se le tariffe stellari annunciate oggi fossero confermate, l’azienda potrebbe licenziare migliaia di lavoratori nord irlandesi e il governo May dovrebbe fare i conti con delle inferocite trade unions. Per questo Theresa May aveva sottoposto la questione al presidente Trump in una telefonata di inizio settembre. E ne aveva discusso, conferma Reuters citando una portavoce di May, anche con il neo-eletto premier irlandese Leo Varadkar in un recente incontro sulla Brexit.

Il Canada dal canto suo ha subito preso posizione a difesa del fiore all’occhiello della sua industria aeronautica. “Il governo del Canada metterà in piedi una difesa vigorosa contro queste accuse e si schiererà dalla parte dei lavori nel settore aerospaziale da entrambe le parti del confine” ha tuonato il ministro canadese per l’Innovazione Navdeep Bains. Secondo la BBC, in risposta alle sanzioni di Trump il governo canadese potrebbe bloccare l’acquisto da Boeing di 18 jet da combattimento Super Hornet.

Dopo il primo verdetto dell’USITC e la conferma del dipartimento del Commercio, il momento clue è atteso per febbraio 2018, quando la commissione darà il responso finale, pochi mesi prima della consegna degli aerei Serie C a Delta Air Lines. Ma non sarà questo il capitolo finale della vicenda: il Canada potrà appellare la decisione davanti alla Corte Statunitense per il Commercio Internazionale. Di più: potrà portare il verdetto al cospetto del panel per la risoluzione delle controversie del NAFTA, e in extremis perfino sottoporre il caso all’Organizazione Mondiale del Commercio (OMC).

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