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Cosa fare per i Fondi inter-professionali secondo l’associazione Amici di Marco Biagi

All’orizzonte dei fondi inter-professionali si affaccia qualche intervento normativo? Forse, se l’intervento in questione è finalizzato a modernizzarli. Se ne è parlato oggi pomeriggio nel corso di un seminario tenutosi al Senato, promosso dall’associazione Amici di Marco Biagi e denominato Fondi interprofessionali: adeguatezza delle regole e dei controlli alla missione formativa.

CHE COSA SONO I FONDI INTER-PROFESSIONALI

I Fondi partitetici inter-professionali, istituiti con la legge finanziaria del 2000 (la 388/2000) sono tecnicamente organismi di natura associativa promossi dalle organizzazioni sindacali e finalizzati alla promozione di attività di formazione rivolte ai lavoratori occupati. In pratica, sono enti presso i quali i lavoratori pubblici o privati che siano, possono svolgere corsi di formazione e aggiornamento professionale. Inoltre tali fondi sono autorizzati a raccogliere lo 0,30% versato all’Inps e a ridistribuirlo tra i loro iscritti.

LA SFIDA DEL 4.0

Maurizio Sacconi, presidente dell’associazione Marco Biagi ha lanciato subito la sfida. Allineare i Fondi inter-professionali all’industria 4.0, di cui la prossima settimana la commissione Lavoro del Senato presenterà i risultati della sua indagine conoscitiva. Sacconi ha invitato governo e parlamento a traghettare anche tali enti nel campo dell’industria 4.0. Non si tratta solo di un’innovazione pratica, ha spiegato Sacconi, ma di una vera e propria necessità di sburocratizzare l’accesso a tali fondi.

LA PROPOSTA DELL’ADAPT

Emmanuele Massagli, presidente di Adapt, il think tank fondato da Biagi nel 2000, ha lanciato una proposta. Fare della formazione continua, di cui i Fonti-interprofessionali sono espressione, strumenti all’avanguardia in grado di fornire una preparazione adatta a prevenire in cambiamenti del mercato del lavoro. Il dipendente, è il pensiero di Massagli, non ha bisogno di una formazione “postuma” ai cambiamenti del mercato, ma di una formazione che “anticipi” le nuove frontiere del lavoro “e non le insegua”. Di qui l’invito, condiviso con il senatore di Energie per l’Italia, a valutare proposte legislative in questo senso.

 

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