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La strada (chiusa) per il Diesel

Di Alessandro Marchetti Tricamo

Tutto in poche ore. Prima la voce – non confermata ma attendibile visto che arriva dal Financial Times – che Fca dal 2022 rinuncerà al Diesel. Poi il tribunale federale di Lipsia in Germania che autorizza le città a bloccare la circolazione di vetture Diesel. E per finire Roma: la sindaca Raggi ha annunciato di voler bloccare a partire dal 2024 il traffico di veicoli privati Diesel.

MAGLIE LARGHE

Che detto così lascia le maglie larghe all’interpretazione: sarebbero esclusi i veicoli della pubblica amministrazione, i taxi e (forse) i commerciali. Ovvero chi circola di più e dà un contributo maggiore all’inquinamento in città. Vedremo.

Interpretazioni locali a parte, la strada chiusa per il Diesel sembra ormai costruita. E questo nonostante il ministro dell’Ambiente tedesco abbia già precisato che si farà di tutto per evitare “divieti” ai motori a gasolio. D’altronde le ultime notizie arrivano dopo gli stop imposti da più parti in Europa (Francia e Londra in prima fila) e tra i costruttori (Volvo e Toyota).

UNA SCELTA PER TUTTO IL PAESE

A questo punto in Italia però sarebbe auspicabile una politica unica per tutto il Paese: limitare ovunque il Diesel a partire da una data certa e fissata con largo anticipo. Il passaggio richiede del tempo e l’intero sistema ne ha bisogno per riposizionarsi in modo naturale, senza conseguenze economiche e per i posti di lavoro.

Lo stesso tempo che va dato ai consumatori: chi oggi acquista un’auto nuova ha il diritto di sapere quando e come potrà circolare. Detto questo è il momento di fare una scelta strategica per il nostro Paese, per una graduale elettrificazione del parco circolante. Una scelta forte – come sembra – ormai non ostacolata neppure dal costruttore nazionale. Il governo che verrà sarà in grado di farlo?

(Articolo pubblicato su l’Automobile, la testata diretta da Alessandro Marchetti Tricamo ed edita da ACI)

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