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Perché dico no alle elezioni subito: polemica (affettuosa) con Claudio Cerasa

elezioni abruzzo

Non mi convince il ragionamento di Claudio Cerasa, che oggi su Il Foglio auspica elezioni al più presto come soluzione alla confusa situazione in cui ci troviamo.

Sia chiaro: penso dal primo giorno che questa legislatura ha poche chance di durare molto e ancor meno di mettere mano con forza alle emergenze nazionali. Ciò perché abbiamo alle spalle una campagna elettorale velenosa che ci ha consegnato un Parlamento “proporzionale” da Prima Repubblica (che non era poi così male) con un’Italia politica ormai pienamente “maggioritaria”, come evidenziano tutte le occasioni elettorali di regioni e comuni.

Insomma una sorta di forzatura, come andare allo stadio con lo smoking. I tre soggetti oggi presenti in Parlamento infatti sono ormai abituati a ragionare senza prevedere coalizioni con gli altri e lo si vede benissimo a livello locale. C’è una giunta regionale in cui centrodestra e Pd governano insieme? No che non c’è, anzi nessuno ci pensa nemmeno lontanamente. C’è un luogo amministrato dal M5S in cui c’è accordo con qualcun altro? Neanche per sogno, come si vede a Roma, Torino, Livorno e così via.

Questa Italia che ha metabolizzato la logica maggioritaria è però obbligata sul piano nazionale a ragionare al contrario, cercando coalizioni post-voto. Ed è obbligata a farlo per colpa (o in virtù) della legge elettorale. Quindi esistono solo due strade possibili (ma in nessun caso quella indicata da Cerasa, che saluto con amicizia).

O si impara a giocare secondo le logiche del proporzionale (ad esempio varando la coalizione M5S-Pd, che avrebbe anche il grande merito di “istituzionalizzare” il dissenso grillino al sistema) o si cambia la legge elettorale e poi si torna a votare. Di certo però non ci serve rivotare con questa legge, che ci consegnerebbe nuovamente un Parlamento diviso in tre gruppi con animi ancora più avvelenati, compiendo così un autentico disastro. Mi si dirà, in Spagna si è votato due volte ed ora c’è un governo. Già, ma in Spagna c’è una figura come Mariano Rajoy, ben piazzato al centro dello schieramento e con il pieno sostegno europeo (anzi della Merkel per essere precisi).

Da noi le cose non stanno affatto così, anzi siamo a distanza siderale. Da noi è in atto un rivolgimento profondo del sistema, con le perdita di centralità, in contemporanea, di Berlusconi e del Pd e con l’avanzata di forze nuove che mai si sono confrontate con la dimensione di governo (vale anche per la Lega di Salvini, che in maggioranza non ha mai giocato).

Quindi noi dobbiamo agire raffreddando il sistema, non buttando benzina sul fuoco, che è la specialità della campagna elettorale. Si operi dunque con saggezza, portandoci a votare abbastanza presto ma non subito e riscrivendo prima la legge elettorale. Nel mondo ci guardano con simpatia, ma anche con una certa aria di sufficienza. Vediamo di non peggiorare le cose.

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