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Perché continuare a dare mazzate sui giochi è controproducente. Parla Marco Spallone (Luiss)

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In fin dei conti il decreto dignità appena approvato dal governo e in attesa di approdare in Parlamento, non porta nulla di nuovo. Almeno sul fronte dei giochi. La stretta sulla pubblicità del gioco contenuta nel provvedimento tanto caro a Luigi Di Maio, è solo l’ultima delle tante mannaie che negli anni si sono abbattute sul gaming, a prescindere dal colore del governo.

Una volta tanto però si potrebbe provare a fare il contrario, sostenere la parte sana dell’industria, il cosiddetto mercato legale. Gli operatori riuniti oggi per l’assemblea di Sistema Gioco Italia, l’associazione di categoria confindustriale, proveranno a chiederlo ancora una volta. Stavolta l’interlocutore è l’esecutivo legastellato e non sarà facile. Ma vale la pena tentare, perché, dice a Formiche.net Marco Spallone, docente Luiss e profondo conoscitore del gaming, continuare a dare mazzate potrebbe essere letale per un’industria che oggi garantisce allo Stato svariati milioni di introiti in termini di tasse versate all’erario.

“Non credo che siano mai stati fatti sconti in questi anni. La pressione fiscale sul settore è in crescita da molti anni ed è più elevata di quella degli altri Paesi europei. Mi sembra che colpire il settore sia una promessa elettorale ritenuta relativamente facile da mantenere, ma le conseguenze di lungo periodo potrebbero essere gravi”. Il messaggio è chiaro. L’accanimento terapeutico può portare solo altri guai.

Certo, ammette Spallone, “che sia fondamentale distinguere tra legale e illegale è fuori discussione, e in questo senso sono stati fatti passi in avanti. Ma tassare troppo il gioco legale e proibire la pubblicità, che è anche informazione, può essere un regalo al gioco illegale”. C’è poi un altro fattore che incombe sul gioco. Come noto da più parti, compresa la medesima Confindustria, è stata paventata la possibilità di una manovra bis. E le possibilità di un nuovo intervento sul gaming al fine di reperire risorse facili non sono così remote.

“È certamente plausibile, ma un inasprimento ulteriore della pressione fiscale potrebbe avere effetti opposti a quelli attesi. Si potrebbe ridurre il gioco legale (sia a causa delle ridotta redditività dei giochi sia a causa della migrazione verso l’illegale) e le entrate fiscali potrebbero subire una flessione. Inoltre, nel lungo periodo, si potrebbe avere una riduzione degli investimenti nel settore”, afferma Spallone.

Più o meno la stessa visione di Maarten Haijer, segretario generale della European Gaming and Betting Association.  “Il divieto della pubblicità del gioco contenuto nel decreto Dignità porterà all’aumento del gioco sul mercato illegale, con i giocatori che si rivolgeranno a siti senza licenza in Italia e che operano al di fuori della legge”.

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