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Lo sberleffo suborbitale del New York Times ai programmi spaziali di Emiliano

Up to the moon! Michele Emiliano vuole portare la Puglia nello spazio. È un pallino fisso da quando il 6 luglio ha assistito a Bari alla firma di un accordo fra l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Virgin Galactic per costruire a Grottaglie, cittadina medievale pugliese celebre per le sue ceramiche, il primo spazio-porto italiano. Il brindisi alla presenza della ministra del Sud Barbara Lezzi, del presidente dell’Asi Roberto Battiston e del ceo di Virgin, l’eccentrico miliardario Richard Branson, ha sugellato l’inizio di una partnership che farà del piccolo aeroporto pugliese, già da tempo uscito dal business dei voli di linea, una base per i voli suborbitali privati. È un mercato in crescita: 250.000 euro e puoi soffermarti a scattare foto mozzafiato dall’orbita terrestre e fluttuare a gravità zero per una decina di minuti. A qualcuno può sembrare una cifra folle ma la lista d’attesa è chilometrica. Il primo lancio partirà dallo Spaceport America, il primo spazioporto della storia situato nel deserto del New Mexico. Poi, nel settembre del 2019, sarà il turno di Grottaglie. O almeno così dovrebbe essere.

L’ottimismo non manca, né tantomeno le eccellenze. Il premier Giuseppe Conte a Washington davanti a Donald Trump ha annunciato con un sussulto d’orgoglio: “Il lancio, il prima possibile, di nuovi aerei che, attraversando l’atmosfera, saranno in grado di connettere l’Italia e gli Stati Uniti in un’ora e mezzo”. Resta da capire cosa significhi “il prima possibile” a Grottaglie, in quel meraviglioso borgo pugliese dove il tempo sembra essersi fermato. Jason Horowitz, il corrispondente del New York Times in Italia, si è affittato un modesto B&B in paese per dare un’occhiata con la sua troupe sullo stato dei lavori. Il resoconto, in pieno stile della testata newyorkese, è un capolavoro di sarcasmo. Affascinato dall’odore di origano e dai negozietti di artigiani che laboriosamente impastano la ceramica per tirarne fuori vasi e utensili colorati, il cronista si lascia guidare da Mario Franchini e Antonio Maria Vasile, due dirigenti di Aeroporti di Puglia, attraverso gli hangar dell’aeroporto di Grottaglie.

Il dubbio sorge spontaneo alla vista che gli si para davanti: “La lounge per il check-in inutilizzata, con tanto di bilance analogiche per pesare i bagagli e ricoperta dai manifesti sbiaditi dei tesori in ceramica di Grottaglie, sembra congelata nel tempo”. E in tutta sincerità, spiega Horowitz, non è facile immaginarsi navicelle spaziali sorvolare i cieli pugliesi, “tutto questo sembra ancora lontano”.

Ma, si sa, il futuro è dei sognatori. Così Emiliano, che nei mesi scorsi è stato bersagliato dal web a suon di meme e caricature spaziali, è pronto a prendersi la sua rivincita contro i trolls: “Adesso nessuno ride più”. Il governatore dem ribelle è tutto preso dai preparativi. La sua splendida Puglia, patria di San Cupertino, patrono degli astronauti, è pronta al decollo. E chissà che il piano spaziale per la piccola Grottaglie non sia un buon modo per trovare un’occupazione ai 20.000 dipendenti dell’Ilva che lui vorrebbe chiudere senza batter ciglio. L’ambizione c’è: “Il signor Emiliano, forse più conosciuto per farsi male mentre balla la Tarantella o per portare avanti a caro prezzo una guerra civile nel suo Partito democratico, si immagina Grottaglie come la Silicon Valley dell’aerospazio europeo, con 40 voli suborbitali all’anno” chiosa divertito il corrispondente del Times.

Con un traffico del genere in arrivo, c’è da aspettarsi un via vai di pop-stars fra gli hangar pugliesi. Quella terra un po’ ci è abituata. Tutti ricordano l’atterraggio dello sfolgorante aereo dorato di Madonna fra quegli hangar. Ora l’eccezione potrebbe divenire la regola, e Emiliano non vuole farsi trovare impreparato. “Non vogliamo distese di ombrelloni e sdraio, vogliamo avere persone di qualità” promette solennemente. Con una linea diretta Grottaglie-Los Angeles c’è da rivoluzionare anche il settore dell’export, aggiunge fiducioso. “Hai mai mangiato un fico fresco? Un fico che arriva fresco dalla Puglia a Los Angeles potrebbe costare dai sei ai sette euro!”. E le ceramiche? Per quelle bisognerà aspettare, troppo delicate per un viaggio supersonico: “Sono bellissime” sospira Emiliano, “ma non c’è fretta”.

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