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Vi racconto tesi e programmi di Bini Smaghi, Prodi e Tony

Lavoro cassimatis, GIULIANO CAZZOLA

Parliamo di libri, cominciando dalla citazione di alcuni brandi tratti da “La tentazione di andarsene” di Lorenzo Bini Smaghi (Il Mulino), dove l’autore – come aveva già fatto nel precedente saggio per il medesimo editore “33 false verità sull’Europa”- confuta con dati e considerazioni ineccepibili le posizioni anti-europeiste. In una sorta di post-scriptum non si esime dal fornire alcune precisazioni (utili e doverose) su uno degli argomenti che vengono solitamene usati dai saltimbanchi anti-europeisti: “l’Unione non si occupa dei problemi importanti – affermano con disinvoltura – ma della forma e della misura dei cetrioli”. Bini Smaghi ammette che è vero e cita persino la fonte: il regolamento n.167/88 del 15 giugno 1988, il quale stabilisce “norme di qualità per i cetrioli”. Cinque pagine più gli allegati. Il fatto è che nel 2008, su iniziativa della Commissione, il regolamento è stato alleggerito, ma con il voto contrario dei rappresentanti di Francia, Italia e Spagna, accusati dagli altri paesi di voler mantenere – scrive Bini Smaghi – standard troppo protettivi degli interessi locali. In sostanza, il primo Italy first ce lo siamo riservato per la circonferenza e la lunghezza dei cetrioli.

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Romano Prodi, nel suo programma di governo – “Il piano inclinato”, edito dal Mulino (qui uno suo breve stralcio) – travestito da saggio/intervista se la prende con le diseguaglianze. “A solo scopo evocativo” – racconta – “possiamo ricordare che, nel 2015, la media degli stipendi dei primi 10 dirigenti di azienda italiani, al netto delle liquidazioni di milioni di stock option e bonus di ingresso, è stata superiore a 13 milioni di euro. Per uguagliare ciò che mediamente i 10 top manager guadagnano in una settimana occorrono oltre 8 anni di un lavoratore medio”. Prodi ha certamente ragione, anche perché il dato è ricavato dalla Relazione sulle retribuzioni nelle imprese quotate. Ma occorre tenere presenti altre statistiche quando si invoca maggiore equità nella distribuzione del reddito. “Un contribuente” – è riportato nel Rapporto 2016 di “Itinerari previdenziali” – “con un reddito tra 55 e 100 mila euro, paga 15.000 euro di tasse, cioè 31 volte l’imposta pagata singolarmente dal 46,5% dei contribuenti fino a 15 mila euro di reddito; quelli tra 100 e 200 mila euro di reddito pagano 65 volte, quelli tra 200 e 300, 129 volte e addirittura 336 volte quelli sopra i 300 mila euro. E’ come dire che un lavoratore con reddito di 100 mila euro paga in un anno quello che uno dei 19 milioni di dichiaranti paga in 40 anni di lavoro’’.

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Piero Tony si definisce “un magistrato, certificato e auto-certificato di sinistra”. E’ stato iscritto a Magistratura democratica e ha svolto sia ruoli inquirenti che giudicanti in alcuni dei casi giudiziari più importanti (in materia di terrorismo, ma anche di cronaca nera come la vicenda del “mostro di Firenze”). Due anni prima del raggiungimento dell’età pensionabile ha chiesto di andare in quiescenza perché – come scrive nel saggio “Io non posso tacere” (Einaudi) a cura di Claudio Cerasa – non riusciva più a coesistere “con intercettazioni che la fanno da padrone nelle indagini. Con enunciazioni vistosamente sgangherate che prendono il posto delle prove. Una sorta di circo che prende il posto del processo. La moralità che prende il posto della legalità. La gogna che prende il posto della garanzia. E la politica che” – aggiunge Tony – “affatto coerentemente, alza le mani e dice: prego, accomodatevi”. Un testo coraggioso, documentato e onesto. Come afferma Cerasa nell’introduzione, “il racconto di Piero Tony andrebbe studiato e imparato a memoria per capire quali sono le fragilità del sistema giustizia che finora nessun governo ha mai voluto affrontare in modo severo e sincero”. Purtroppo, però, del saggio di Tony non sono state vendute centinaia di migliaia di copie come i pamphlet che parlano di “Caste”, di “Sanguisughe” o di “Vampiri”.

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