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Riflessioni franche su Pd, Matteo Renzi, Andrea Orlando e Dario Franceschini

Due giorni fa un interessante articolo di Claudio Cerasa sul Foglio spiegava benissimo perché alcuni settori all’interno del partito, ed alcuni “potenti” mezzi di informazione, di quelli che cercano sempre di dettarci la linea, di fatto chiedano al Pd di non fare più il Pd: di rinunciare alla vocazione maggioritaria, di tornare al centro-sinistra con il trattino (aspirazione massima, da sempre, del leader Massimo), persino di superare la identificazione tra segretario e premier, come avviene ovunque in Europa. Di fatto, si tratta di abiurare ai principi costitutivi del Pd.
Ciò – prospettiva disastrosa e perdente – può avvenire ad una condizione: che Matteo Renzi smetta di fare Matteo Renzi. Per fortuna, non accadrà.

La mia esperienza mi porta a dire che la politica è una scienza esatta, o almeno molto più esatta di quanto non si creda. Le dinamiche non avvengono mai a caso, e mai per effetti esoterici: soprattutto, la politica non accetta forzature, mentre premia le soluzioni naturali.

Il 5 dicembre la soluzione naturale sarebbe stata lo scioglimento delle Camere, la fine della legislatura: legislatura nata male, sopravvissuta per fare le riforme, non poteva e non doveva sopravvivere alla sconfitta di tale prospettiva.
Alcuni di noi lo hanno detto, in minoranza o isolati, nei gruppi parlamentari e negli organi di partito; conoscevo e conosco le obiezioni che si facevano e si fanno, ma conosco ancora meglio gli argomenti per smontarle tutte. Così come non ho critiche da indirizzare al governo in carica; ribadisco però che far vivere la legislatura è stata una innaturale forzatura, cui paghiamo un prezzo inevitabile. Lo fu anche sostenere il governo Monti, anziché andare alle urne: li non eravamo da soli, eppure il prezzo lo pagammo tutto noi. Ora, ovviamente, è persino peggio. Analisi del voto che trascurino questo dato, per superficialità o per malafede, sono monche.

Tra le tante leggendarie espressioni utilizzate in modo retorico dai fuoriusciti del Pd riecheggia spesso “il nostro popolo”, quello, dicono, che non ci segue più: per la verità non segue neanche loro, a giudicare dalla piazza del week end scorso. Ma qual è il nostro popolo? Per me, non quello degli iscritti, e neppure quello delle primarie; per me, il nostro popolo è quello che ha votato Sì il 4 dicembre, contro tutti i partiti e contro quella parte del nostro partito che oggi, almeno in questo coerentemente, è fuori dal Pd.

Quell’elettorato lo avremmo trovato pressoché intatto in elezioni anticipate, e quelli sono i cittadini che dobbiamo “tenere” con noi, in parte riconquistare, alle prossime elezioni. Quelli che non hanno perso la speranza di cambiare il Paese, modernizzandolo ed innovandolo; e i tanti che credono che l’unico leader che possa riuscirci, continuando un lavoro già iniziato, sia Matteo Renzi.

Il nostro popolo, questo nostro popolo, non ha alcuna nostalgia di Unioni o di trattino, e detesta dibattiti paludosi, non solo paludati. Quel popolo, detto con rispetto ad Andrea Orlando, non capisce come un candidato alla segreteria nazionale, nonché ministro del governo Renzi ed oggi Gentiloni, sia in una piazza non solo ostile al segretario eletto, ma contraria, nel merito, a provvedimenti cardine di quei governi.

Sostenni Dario, nelle primarie che lo contrapponevano a Bersani; quando perdemmo tutti noi, lui più degli altri, lavorammo per l’unità del Pd. Cosí si sta in un partito: non vorrei che il Pd si trasformi in un club del quale si fa parte solo se lo si guida, o altrimenti si esce, e dopo un lungo e costante stillicidio di polemiche a mezzo stampa.

Se il Pd diventasse questo, sarebbe un danno per Matteo, per noi, e soprattutto per il Paese; se così fosse, a chi in malafede sostiene che Renzi sia un problema per il Pd, risponderei che un Pd siffatto sarebbe una zavorra per Matteo e per l’Italia. E se ci convincessimo di questo, dovremmo trarne ogni conseguenza, costretti a dire, con d: “La politica è altrove. Vi aspetteremo là“.

Salvatore Margiotta
Senatore
Direzione nazionale PD
Componente Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni
Twitter: @s_margiotta

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