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Perché risolvere la crisi in Libia ridurrà il flusso di migranti. Report Ispi

Di Ispi
Libia haftar

Pubblichiamo una serie di pillole sulle migrazioni con il rispettivo fact checking a cura dell’Istituto per gli studi di politica internazionale. Qui il primo, qui il secondo, qui il terzo, qui il quarto, qui il quinto, qui il sesto, qui il settimo, qui l’ottavo. 

Risolvendo le crisi (Libia in primis) il flusso si interromperà. VERO.

Ma soprattutto per chi fugge da guerre e conflitti. Nel breve periodo, gli shock causati da guerre e instabilità politica hanno certamente aggravato l’intensità dei flussi migratori verso l’Europa. E il “buco nero” causato dalla crisi libica è sicuramente un fattore facilitante in un quadro in cui i trafficanti colludono con potentati e milizie locali.

Ma, a differenza degli sbarchi in Grecia (nel 2015–2016 il 90% degli arrivi sulle coste greche era composto da siriani, afghani o iracheni, persone plausibilmente in fuga da conflitti), i flussi verso l’Italia sono solo in parte legati a conflitti (vedi punto 3) e i migranti giungono soprattutto dall’Africa subsahariana.

Sul lungo periodo questi ultimi continueranno ad arrivare, per ragioni demografiche ed economiche. Sul versante demografico le previsioni dell’Onu al 2050 prevedono una popolazione dell’Unione europea sostanzialmente stabile (peraltro solo nel caso in cui l’afflusso di stranieri si mantenesse attorno al milione all’anno), mentre il numero di abitanti dei paesi dell’Africa subsahariana è destinato a raddoppiare, passando da uno a due miliardi.

Sul fronte economico, inoltre, nonostante i tanti progressi fatti negli ultimi trent’anni, la regione dell’Africa subsahariana denuncia a tutt’oggi un livello di redditi pro capite tra i più bassi al mondo (1.652 dollari all’anno, contro i 34.861 dollari dell’UE28). Demografia e differenze di reddito continueranno dunque a rappresentare importanti fattori di attrazione verso l’Europa.

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