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“Genova e la nouvelle vague del Pd, mediatica ma poco pop”

Dopo il nuovo schiaffo del Pd a Genova dove è stato un esponente di Sel, Marco Doria, ad aggiudicarsi le primarie del centro-sinistra con il 46% dei voti, abbiamo chiesto un commento al giornalista Peppino Caldarola:
“Tranne nel caso di Torino, fin´ora le primarie in Puglia, a Cagliari, Napoli, Genova e Milano hanno segnato la crisi o la sconfitta del Pd. Nel caso di Genova abbiamo addirittura una doppia sconfitta perché l´attuale primo-cittadino Marta Vincenzi è una rappresentante della vecchia guardia mentre Roberta Pinotti fa parte di quella generazione che io chiamo “i finti nuovi”.
 
Un risultato, quello genovese, che si avvicina a Milano e alla Puglia perché, continua il giornalista, “i tre candidati sconfitti, Pinotti, Boeri e Boccia rappresentano quella nouvelle vague del Pd molto mediatica ma priva di consenso. Ciò non può che rivelare una crisi nella formazione dei gruppi dirigenti del Pd che non riesce a tirar fuori esponenti popolari”.
Che dire allora di Matteo Renzi e Michele Emiliano? “Loro invece sì che sono popolari, hanno il carisma necessario ma questo in genere si rivela confliggente con il Pd”.
 
Sul post-Monti, Caldarola non vede ancora il leader che porterà il centro-sinistra alle elezioni: “La pentola sta bollendo, se sarà un papa straniero o uno interno come Bersani, che comunque sicuramente si candiderà, lo sapremo solo alla fine dell´esecutivo”.
Su una cosa però non ha dubbi: “Non sarà Passera che è un signore preparato che può fare bene il ministro ma non lo vedo come leader di partito”.
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