Skip to main content

“Non siamo cittadine di serie B”

Flavia Perina, giornalista e deputata di Fli, è da sempre in prima linea nella difesa della dignità delle donne, per questo ha aderito fin da subito al movimento “Se non ora, quando?”. Al telefono con Formiche, ricorda le motivazioni che portarono alla nascita del movimento più di un anno fa: “Se non ora quando è nato dalla consapevolezza di aver raggiunto il limite su più di una questione: la dignità delle donne, il mancato riconoscimento del lavoro femminile, gli eccessivi carichi riversati alle donne a causa della mancanza di un welfare efficiente, le discriminazioni in materia di lavoro e salario. C´era la sensazione che le italiane fossero diventate cittadine di serie B”.
 
E ora? “Ovviamente il problema non si è risolto – puntualizza l´ex direttore del Secolo d´Italia – anche se il nuovo governo sta facendo sperare in una inversione di tendenza”. Secondo la parlamentare, sono due i temi da mettere al centro della riflessione: “Il primo è il sostegno sociale alle donne con asili nido, assistenza agli anziani, per esempio. Le donne non possono più essere schiave di un lavoro di cura. I tagli determinati dalla crisi rischiano di farci fare un´ulteriore passo indietro rispetto agli altri Paesi europei e non sarebbe giusto. Pagheremmo due volte il prezzo della crisi per l´innalzamento dell´età pensionabile che ha colpito soprattutto noi e per le condizioni di vita personale sempre più faticose. Il secondo punto, in realtà collegato al primo, è quello della rappresentanza. La politica con più donne nei posti-chiave è più portata a tenere in considerazione questo tipo di problemi rispetto a una politica fatta di soli uomini”.
E per dimostrarlo cita il ministro del welfare e delle pari opportunità Elsa Fornero “che ha riconosciuto e si è impegnata a intervenire sul problema delle dimissioni in bianco, cosa che in precedenza non è successa e non sarebbe probabilmente accaduta con un ministro uomo”.
 
Nella ricorrenza dell´8 marzo bisogna sottolineare due aspetti, per la giornalista: “quello gioioso di donne che escono e si divertono che di questi tempi non ha poco valore e quello riflessivo. Il mio pensiero oggi va alle troppe donne che restano tutt´ora vittime di una escalation di violenza che le istituzioni dovrebbero affrontare, anche in termini culturali. Giace in rai una serie tv firmata da grandi registe che affronta il tema della violenza sulle donne e non capisco perché la messa in onda non è stata programmata. Su questi temi si deve agire con un´inversione di tendenza culturale e il Servizio pubblico in questo dovrebbe avere un ruolo dando non più solo lo stereotipo della valletta ma affrontando il problema”. E conclude: “Servono azioni concrete, il dibattito è importante ma se occorre cambiare il paradigma culturale bisogna privilegiare l´agire, e la Rai dovrebbe contribuire a questo scopo”.
×

Iscriviti alla newsletter