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Nel 2007 la Francia ha lanciato gli stati generali dell’ambiente (il cosiddetto “Grenelle ambientale”), una tavola rotonda nazionale che mette insieme le parti interessate per disegnare il quadro della situazione in materia di politiche ambientali, e al tempo stesso stabilire i nuovi indirizzi. Il “Grenelle” ha portato all’adozione di due leggi-quadro per la protezione dell’ambiente, le cosiddette Grenelle I (legge programmatica) e Grenelle II (legge operativa).
 
Questo processo politico ha permesso l’allargamento e l’accelerazione delle politiche tradizionali di sviluppo sostenibile nel campo edilizio, energetico, dei trasporti; non solo, ha anche stimolato l’emergere di strumenti particolarmente innovativi. Tra gli impegni chiave del Grenelle ambientale in materia di consumi sostenibili figura per esempio la messa a disposizione dei consumatori delle caratteristiche ambientali dei prodotti, meglio nota come “etichettatura ambientale”.
 
L’articolo 54 della legge Grenelle I (legge 2009-967 del 3 agosto 2009) dà ai consumatori la possibilità di disporre di un’informazione ambientale trasparente, oggettiva e completa riguardante le caratteristiche globali dell’insieme prodotto-imballaggio. L’articolo 228 della legge Grenelle II (legge 2010-788 del 12 luglio 2010) stabilisce che “a partire dal 1° luglio 2011, e a seguito della concertazione con l’insieme degli attori delle filiere interessate, si avvia una sperimentazione, di durata minima di un anno, per informare progressivamente il consumatore, con tutti i mezzi appropriati, del contenuto in carbone equivalente dei prodotti e del loro imballaggio, come anche del consumo delle risorse naturali o dell’impatto sugli ecosistemi attribuibili a tali prodotti nel corso del loro ciclo di vita. Questa sperimentazione è oggetto di un bilancio trasmesso dal Parlamento, che valuta la possibilità di estendere questo dispositivo di legge a tutti i settori …”.
 
Una sperimentazione nazionale sull’etichettatura ambientale dei prodotti è stata dunque lanciata dopo un’ampia concertazione con le parti coinvolte e con i vari ministeri sulle spese da mettere a bilancio. L’invito a presentare progetti, chiuso il 31 dicembre 2010, ha suscitato una forte mobilitazione da parte del mondo delle imprese: 240 si sono presentate volontarie. Più di 160 sono state scelte per costituire un ampio panel che copre tutte le dimensioni e settori: alimentare, tessile, macchinari, cosmetica, distribuzione. La sperimentazione nazionale è iniziata ufficialmente il 1° luglio 2011 per la durata di un anno. Essa costituisce un test realistico che associa le varie parti interessate, tra cui soprattutto le associazioni di protezione dei consumatori. Tale sperimentazione consentirà di ottimizzare le differenti metodologie di misurazione degli impatti ambientali e dei diversi modi di comunicazione, sia che si tratti dei supporti (imballaggi, riviste, Internet, ecc.) o dei formati (valori assoluti degli indicatori ambientali, scale di misurazione, dati relativi, ecc.). La sperimentazione sarà oggetto di un rapporto indirizzato al Parlamento a fine del 2012-inizio 2013.
 
Parallelamente al lancio di una sperimentazione nazionale, la piattaforma Afnor-ademe, creata già quattro anni fa, ha proseguito le sue attività, miranti a condividere i costi e le pratiche ed evitare che ciascuno possa fare le proprie analisi facendo ricorso in parte a valori generici derivanti da basi pubbliche: dopo l’adozione di una metodologia generica, queste attività si sono concretizzate nel 2011-2012 con l’adozione di 12 riferimenti settoriali, mentre una base di informazioni generiche sul ciclo di vita è in corso di definizione.
 
Infine, un’attenzione particolare è stata rivolta alla promozione della via adottata dalla Francia a livello europeo e internazionale: questa linea ha contribuito al lancio, da parte della Commissione europea, dei lavori per elaborare una metodologia armonizzata per il calcolo dell’impronta ambientale dei prodotti. Ciò costituisce un segnale importante per lo sviluppo dell’informazione ambientale dei prodotti e un sostegno all’approccio scelto dalla Francia, cioè un approccio multi-criterio, che non si limita al solo contenuto di CO2. La sperimentazione nazionale in corso è osservata con attenzione dai nostri partner europei ed internazionali; la preparazione di possibili misure fa leva logicamente sulla conformità alle regole comunitarie e internazionali che reggono gli scambi commerciali.
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