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Narcotraffico, come si lavora con Los Zetas

Orfano di padre, senza lavoro né soldi, Francisco aveva solo 22 anni quando prese la sua decisione più difficile: unirsi a Los Zetas, uno dei cartelli della droga più potenti del Messico. Uno stipendio minimo di 1.800 dollari gli avrebbe dato quella sicurezza che mai nessun lavoro, in Messico, avrebbe potuto garantirgli. E con una madre malata di diabete, e impossibilitata a lavorare, quei soldi servivano davvero.
 
La storia di Francisco è quella dei tanti giovani messicani che sposano la causa dei narcos. La povertà dilagante (interessa ormai oltre il 43% della popolazione messicana) dà una mano ai cartelli. Così Los Zetas, in poco tempo, si sono convertiti in una vera occasione professionale, soprattutto nel nord e nell’est del paese.
 
“Francisco sperava di continuare gli studi, ma ha dovuto rinunciare per ragioni economiche”, ha raccontato la fidanzata, originaria dello stato di Veracruz, uno dei più colpiti dalla sanguinosa guerra dei narcos che ha fatto oltre 60.000 vittime dalla fine del 2006. La madre di Francisco non era in grado di lavorare, era malata, e lui “decise di abbandonare gli studi per curarla”. Faceva la guardia di sicurezza alla stazione, ma il suo stipendio era sufficiente appena per comprare qualcosa da mangiare, si legge in un reportage del quotidiano spagnolo “El Mundo”.
 
Più volte un suo amico d´infanzia gli aveva proposto di arruolarsi con Los Zetas. Aveva sempre detto di no. Finché, un giorno, non ce l´ha fatta. Di fronte alla prospettiva di un guadagno facile, sopra la media, il sogno di una vita migliore, di cure appropriate per la madre, Francisco ha ceduto. Simulando un sequestro, un gruppo di narcos lo ha caricato su una macchina scura. È scomparso nel buio della malavita. Poi l´addestramento all´estorsione e al reclutamento forzato. E la strada.
 
“Il suo lavoro era quello di pattugliare i punti di vendita al dettaglio della droga, di segnalare movimenti strani, l´arrivo di veicoli sospetti. Era sempre agli ordini dei suoi capi, notte e giorno, ovunque si trovasse. E non aveva margini di errore”, ha spiegato la fidanzata. Che adesso lo piange. Quando è stato assassinato, Francisco stava partecipando al trasporto di un carico d´armi. “Mi chiamarono dall´obitorio per riconoscere il cadavere. L´ultimo numero che aveva fatto era il mio”.
 
r.m.
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