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Bae/Eads, rischi e chance per Finmeccanica

E’ opportuno guardare alle possibili implicazioni per l’Italia e Finmeccanica del progetto di fusione Bae-Eads. Se guardiamo l’industria della difesa europea, la situazione è la seguente: Eads ha un fatturato di 49,2 miliardi di euro, segue Bae Systems con 32, Finmeccanica con 18,7 e Thales 13,4. Se non in equilibrio, questo è comunque un panorama relativamente bilanciato, considerando che Eads è divisa tra tre Paesi (Francia, Germania e Spagna).
 
Con la fusione di Bae e Eads, il mercato europeo verrebbe dominato da un colosso di 70 miliardi di euro. Difficile pensare che Thales e Finmeccanica possano stare a guardare. Fondamentalmente, le due aziende avrebbero due opzioni: o perseguire un’espansione solitaria sfruttando le restanti opportunità domestiche e i mercati stranieri oppure cercare una partnership.
 
Per quanto riguarda la prima opzione, Thales potrebbe espandersi, come è stato più volte suggerito negli anni passati, nel settore navale francese, aquisendo Dcns, e in quello terrestre con Nexter. A quel punto, un’eventuale fusione con Dassault (che ha una quota di controllo di Thales) potrebbe non essere fantascienza. In quel modo, Thales diverrebbe a tutti gli effetti un’azienda simile a colossi americani come Lockheed Martin o General Dynamics: integratori di sistemi complessi operanti in tutti i settori military: aerospazio, sistemi navali, terrestri, etc.
 
E´ evidente che Finmeccanica ha già perseguito una tale politica: l´azienda infatti controlla Iveco e Oto Melara (mezzi da terra) e Alenia (aerospazio). Un´espansione europea avrebbe una sua logica industriale. Iveco coopera con la tedesca Kraus-Mafei Wegemann su alcuni mezzi da terra mentre Fincantieri coopera con la tedesca Dcns sulle frigate e con la tedesca Tkms sui sottomarini. Purtroppo, questa presenta alcune difficoltà. In primo luogo, non è detto che ci sia la voglia di vendere. In secondo luogo, non è detto che Finmeccanica possa mantenere la leadership industriale. Quando queste condizioni vengono rispettate, è invece probabile che manchi la logica industriale – a meno di un drammatico cambiamento politico dell´Unione Europea che pare, almeno al momento, lontano. Un´espansione fuori dall´Europa, analoga all´espansione di Thales in Australia, per esempio, avrebbe una sua logica, ma pone sia problemi politici che, spesso, più limitati ritorni industriali.
 
Alternativamente, Thales e Finmeccanica potrebbero cercare una fusione, soprattutto alla luce delle partnerships che già esistono tra le due aziende. In questo caso, però, ci sarebbero tre ordini di problemi. In primo luogo Finmeccanica (tramite Selex) compete su più fronti con Thales ed è difficile pensare che Italia o Francia possano accettare di abbandonare degli stabilimenti produttivi, soprattutto in un campo strategico come quello della sensoristica. In secondo luogo, Thales e Finmeccanica sono rispettivamente il secondo e terzo gruppo nel mercato britannico.
 
Resta da capire se davvero il governo inglese sarebbe disposto ad accettare una tale concentrazione del mercato domestico, dopo l’eventuale rafforzamento di Beads. Infine, un’alleanza tra Thales e Finmeccanica porrebbe degli interrogativi sulle partecipazioni americane di quest’ultima e principalmente Drs Technologies. Infatti, si è detto in precedenza che il governo Usa potrebbe imporre a Bae di vendere le sue partecipazioni americane, per non permettere a gruppi francesi e tedeschi di penetrare il suo mercato militare. Lo stesso potrebbe succedere nel caso di una fusione tra Thales e Finmeccanica. D’altronde, l’acquisto di Drs Technologies non è avvenuto per caso, ma per un’esplicita strategia politica.
 
Andrea Gilli
 
(l’articolo è uno dei capitolo del paper dell´Istituto Machiavelli sugli studi strategici su “Cause, conseguenze e prospettive della fusione tra Eads e Bae).
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