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Caso Armstrong: il ciclismo e il suo star system è morto

E´ sufficiente navigare sul sito di Lance Armstrong, a partire dalla pagina dedicata alla sua storia sportiva, per capire quanto questo sport, il ciclismo, sia una delle discipline più a rischio credibilità, per il presente, ma soprattutto per il futuro. Ma una grande colpa (chiaramente “morale”) è da attribuire agli sponsor e ai network tv che l´hanno idolatrato e presentato come modello per i più giovani in quest´ultimo decennio.
Mi chiedo anche se sia mai stato un campione o solo un prodotto evoluto del doping del Terzo Millennio. Certamente in un determinato periodo storico ha salvato tutti: sponsor, network tv e organizzatori di eventi.
 
Basta, però, con il moralismo o con l´ipocrisia di chi oggi parla di Lance Armstrong come un “falso”. Secondo me lo era anche prima, molti probabilmente sapevano, ma è stato più conveniente per tutti girarsi e far finta di non capire.
Il ciclismo deve cambiare la sua formula, soprattutto per le prove su strada. Non è umano fare 260 km come dei “treni” a motore e il giorno dopo ripartire per una tappa in salita, magari anche più lunga come percorrenza.
 
Armstrong ha risposto alle “sirene del doping”, perché è una sirena dolce, affascinante, che ti promette soldi, visibilità e la quasi certezza di farla franca, soprattutto se dietro c´è il laboratorio del dottor Stranamore. Ma ripeto, dove erano gli sponsor di Armstrong in quel periodo? Perché fino a pochi anni fa era il campione indiscusso ed è stato anche ospitato come un eroe dal presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca? Sarebbe bello se qualcuno del suo staff ci potesse dare una risposta, ma la risposta è molto più semplice di quello che immaginate: Armstrong come altri, sono il prodotto di una società corrotta, che vuole questi demoni alati, evoluzione moderna del centauro di mitologica memoria.
 
Sono slot machine che devono produrre soldi e audience tv. Di sicuro, per il futuro, invitiamo gli sponsor del ciclismo a chiedere conti salati a chi, anni dopo, dovesse risultare dopato, perchè non si può continuare a vedere classifiche modificate nel tempo, con ex campioni che cadono con la testa nel cesto, in stile Apocalypto, sull´altare dell´ipocrisia mediatica.
La bravura di un giornalista (anche sportivo) non è porre all´indice Armstrong dopo che è stato (tra l´altro per caso) trovato con le mani nella marmellata, ma magari scovarlo mentre le ha le mani nella marmellata. Ma è chiaro che è più facile adulare il potente o il mito del momento, che cercare di scoprire la verità, soprattutto se è amara.
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