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Il Tesoro è indeciso a tutto sulla vendita del patrimonio

Il progetto al quale il Tesoro sta lavorando prevede un’immissione progressiva sul mercato del patrimonio immobiliare, attraverso il conferimento a uno o più fondi immobiliari gestiti da una Sgr (Società di gestione del risparmio) creata ad hoc dallo Stato.
 
Il fondo “lavora” sotto il profilo urbanistico e tecnico il patrimonio conferito e completa progressivamente il processo di privatizzazione attraverso il trasferimento di diritti e redditi o della proprietà. Per questa attività il fondo percepisce una fee di gestione. I redditi da canoni di locazione del patrimonio in uso e i ricavi da dismissione invece restano nel patrimonio separato del fondo.
 
Sulla strutturazione del processo di privatizzazione attraverso il conferimento degli asset a uno o più fondi immobiliari, e sulla necessità di affidare a essi la valorizzazione del patrimonio, non si sono avute obiezioni sostanziali da parte degli addetti ai lavori.
 
Stabilito che la Sgr è pubblica (nel caso attribuita al ministero dell’Economia) e si occupa della gestione del patrimonio del fondo, la questione su cui il governo non ha fatto chiarezza – secondo la ricostruzione di Formiche.net – riguarda la natura e la proprietà del fondo immobiliare.
 
Il punto più importante riguarda la titolarità delle quote del fondo. E´ una scelta fondamentale, secondo gli operatori del settore, che porta a effetti diversi sulla riduzione del debito pubblico. Vediamo i possibili effetti.
 
Nel caso di azionariato pubblico, ossia di amministrazioni che conferiscono il patrimonio al fondo, la riduzione del debito si ottiene progressivamente con le dismissioni fatte dal fondo dopo la valorizzazione. (con la distribuzione dei dividendi del fondo).
 
In questo caso il vantaggio è che si massimizza il valore del patrimonio immobiliare in ambito pubblico e i ricavi, pur progressivi, risultano i più elevati, secondo alcuni economisti che seguono il dossier. Questa, tra l’altro, è la teoria di coloro che prevedono una riduzione del debito in tranche annuali.
 
Nel caso di azionariato privato, e qui le ipotesi sono varie (investitori istituzionali, investitori retail, Bot e Btp garantiti da quote del fondo, banche e fondazioni, altre forme di azionariato diffuso) la riduzione del debito va di pari passo con l’emissione delle quote del fondo.
 
In questo caso ai soggetti conferitari dei patrimonio il prezzo riconosciuto è al netto delle valorizzazioni. Di tale plus-valore beneficiano i quotisti del fondo: la riduzione del debito pubblico si ottiene immediatamente all’atto della emissione delle quote del fondo.
 
Conclusione: la decisione sulla strategia di privatizzazione più appropriata riguarda aspetti che hanno effetti sul ciclo economico e dunque è affidata a scelte politiche di governo.
 
Invece la strategia di gestione del fondo è invece strettamente connessa all´azionariato individuato: pubblico o privato, istituzionale o retail.
 
Che cosa aspetta il Tesoro a decidere?
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