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Il Rottamismo di Renzi spiegato a Zingales da un renziano doc

Come passare dalla fase di teorizzazione all´attuazione delle proprie idee? Ecco la spina nel fianco di ogni economista, persino di ogni accademico. Non è una novità di oggi. Forse dai tempi di Malthus, le elucubrazioni sullo stato del mondo, sulle ricette per curare le economie in transizione, si sono sprecate. Molto più rari i capitani coraggiosi che hanno provato ad attuarle. Spesso attraverso una rivoluzione. Perché i sistemi si cambiano con idee semplici che diventano grandi movimenti popolari, non nella creazione di teorie spesso non credibili già il giorno dopo.
 
La critica maggiore alla “rottamazione”, di aver esaurito un “ciclo”, mi ricorda un episodio di uno dei personaggi mitici di P.G. Wodehouse, Mr. Psmith, un uomo di eccellente talento e furberia, educato benissimo e che vive ai margini della società bene inglese dell´inizio del ventesimo secolo. Quando Psmith, in “Leave it to Mr. Psmith”, è accusato di aver rubato un ombrello, per proteggere una donzella, questi gli risponde secco: “E´ solo un esempio di socialismo, tutti ne parlano, io lo attuo!”.
 
Sono decenni che in Italia si cerca una via per chiudere un capitolo della storia del paese, per voltare pagina, e oggi, come non mai, abbiamo un´occasione per una primavera italiana. Leggo la critica di Luigi Zingales su Formiche.net e mi sembra di leggere la fidanzatina di Psmith che si preoccupa di quel gesto di esproprio proletario, alla fine un gesto d´amore, come se la “rottamazione” fosse avvenuta. Quando invece anche il prof. Zingales, in quanto ad iconoclastia, si distingue (e bene) nel panorama altrimenti ossequioso dell´accademia prestata all´industria.
 
Apprezzo i suoi interventi puntuali sulla corporate governance di alcuni molossi del capitalismo italiano, e vedo in lui un momento di nuovo, nella definizione di un capitalismo per le masse che, a mio avviso, è un concetto micro-socialista. E in questo senso, credo che la “rottamazione” rimanga ancora un punto valido di partenza, per assecondare non solo il programma renziano su costi e reputazione della politica, ma come modus operandi. Gli antichi raramente restauravano il vecchio. O lo lasciavano decadere con più o meno eleganza, o lo distruggevano. Per questo abbiamo il Foro Romano nel cuore della Città Eterna. Perché nessuno ci ha mai ricostruito niente sopra.
 
E l´Italia si trova oggi in quel momento di transizione, dove decine di segni indicano che non solo una nuova generazione di leaders è pronta a salire alla guida del Paese, ma che questa è un´esigenza fondamentale, dati i cambiamenti esogeni della tecnologia, dell´economia e della società mondiali. Le elezioni oggi si combattono in rete, quella rete che sarà domani il locus imperandi di scambi commerciali e finanziari a ogni livello. Ci vogliono leader post-moderni. Che magari non hanno visto guerre sul suolo natio, ma che hanno vissuto le stagioni degli orrori yugoslavi, del dopo 9/11. La mia generazione o quella di Matteo Renzi.
 
Quindi, rottamazione come rinnovamento, con il beneficio del concetto in sé che presuppone che una cosa rottamata diventi altro. C´è qualcosa di utile in una macchina allo sfasciacarrozze, se non fosse per il metallo ed il vetro. A meno che, nel momento dello smantellamento, non escano fuori, da qualche ripiano nascosto, foto compromettenti, mazzette di soldi e pacchi di sostanze non ben accertate. A quel punto, più che rottamazione, si dovrebbe parlare di necessità di epurazione. In maniera civile.
 
Come conseguenza di questa azione archetipica, di questo gesto estremo di dire al mondo ´Adesso tocca a noi´, a cascata si informa un´agenda di politiche sociali ed economiche. E la bozza di programma disponibile sul sito www.matteorenzi.it è molto chiara. Non si tratterà di rimpiazzare “like for like” come diciamo in finanza, ma di ristrutturare lo Stato, ridurne i costi e sveltirne le procedure, rinnovare la macchina del governo, anche nella definizione delle competenze, nelle matematiche nascoste di chi comanda i processi governativi. Raramente sono i ministri a dettare le sub-politiche ministeriali. E allora, che avanzino nuove ondate di legislatori, innovatori amministrativi saranno necessari, prestati dall´industria, anche. Con il senso di una missione che non è quella di una tramandazione di un mestiere machiavellico, ma la trasformazione dello Stato in un´entità efficiente, che risponda a criteri di ritorni economici, sociali ed ambientali. Non solo cost review, ma anche profit review, sulla base della Triple Bottom Line dell´Impact Investing. Vorrà dire accountability, responsabilità individuale e sociale condivise fra ministri e propri funzionari di prima linea.
 
Lo stesso dovrà avvenire per il patrimonio dello Stato, che deve essere valorizzato, non necessariamente monetizzato. Il che comporta analisi, leggi che riducano i cavilli burocratici anche per cambi di uso che siano sensati. Prendo per esempio le famose caserme nei centri città, un tempo spesso monasteri e scuole. Se sono passate da luoghi di meditazione e rigore accademico a luoghi di disciplina e di legge, cosa impedisce oggi una legge che permetta di usarle per appartamenti, biblioteche, scuole? Privatizzazioni e dismissioni funzioneranno, se in un´ottica di intervento strutturale. Ma concordo con il professor Zingales che una cura dimagrante dello Stato passerà anche da lifting forzosi della struttura di partecipazioni. Perché ci aiuterà a far camminare l´economia reale con le sue gambe.
 
Una volta resa la macchina di governo uno specchio ideale per il Paese, cioè ricostruita una reputazione non solo della politica e dei suoi attori, ma anche della sua diretta influenza sulla società, le misure del programma Renziano si spostano sull´altro lato del ´range´, cioè le famiglie e le piccole imprese. Offrendo alcuni stimoli, di medio e lungo termine, come un aumento della disponibilità mensile alle famiglie sotto certe fasce di reddito.
In Inghilterra, Milliband sta portando avanti una lotta simile, sul Net Living Wage, sul Salario minimo. Si tratta di 100 Euro al mese, una cifra insulsa penseranno gli 1%ers. Mica ci paghi una vacanza. Però ci paghi il gas e la retta dell´asilo. E qui si passa ad altre misure come l´aumento della capacità degli asili nido italiani. L´idea forse più dibattuta. E che fa pendere verso Renzi il voto femminile. Abitando a Londra, trovare un posto in un asilo nido necessita lunghe attese, arruffianamenti di pastori anglicani e cambi di religione, esami psicometrici per figlie e genitori, posso confermare l´utilità di una revisione/rottamazione anche in questo senso. Se si liberano le famiglie dalla children care, si offre all´economia e alla società un bene enorme, che è il tempo in-se, non tanto per lavorare, che, si sa, c´è la crisi, ma per pensare a mondi possibili. Al di fuori della schiavitù familiare di nonni e nonne, degli obblighi morali e sociali che comporta. Bambini che, invece di essere abbandonati di fronte a schermi con programmi televisivi mediocri, possano socializzare e diventare migliori cittadini del mondo. In asili italiani che, sono sicuro, pullulano già di ogni tipo di razza e di colore.
 
Per le piccole e medie imprese, un concetto simile, da un lato una riallocazione delle risorse comunitarie, rendendole efficienti, mirate a una vera forma di crescita economica, ad interventi dove ce ne sia bisogno e dove il tasso di ritorno degli investimenti (su base People/Planet/Profit) sia positivo. Quindi, anche per le imprese un aiuto a ottenere finanza, a poter arrivare alla fine del mese ed avere quel che serve per pagare salari e fattori della produzione. E ridurre la leva finanziaria, anche riducendo il costo del denaro. Per sopperire alla parsimoniosa erogazione creditizia (per esser cortesi) del settore bancario.
Dall´altro lato della gamma della società, il programma Renziano mette enfasi sul concetto di Start Up e di Innovazione. Quello che si chiama incubazione di capitale. Asili per imprese, in realtà. Luoghi dove il mondo del domani prenda forma, si sviluppi ed abbia tutte le capacità per farlo. Sappiamo che la vera crescita economica non torneraàche nei prossimi cinque anni, forse alla fine di un ipotetico governo Renzi, Monti o Ronti/Menzi, etc. Cosa che mi auguro dal profondo. E quel che è chiaro dalla bozza, come dalle idee di Fermare il Declino, è che ci vorrà un processo, un percorso, fatti di piccole vittorie e di sprint, come allenarsi per una maratona.
 
Non esiste una misura miracolosa, non siamo in un ´Medicine Show´ qui. Ma esistono le persone, per fare la differenza. Le persone, il popolo trascurato negli ultimi 20 anni di storia repubblicana, sono la vera fucina di cambiamento. E, anche se le idee e le proposte renziane potranno essere migliorate, l´entusiasmo sociale che sta suscitando la sua iniziativa, quel suo gesto forte di prendere quell´ombrello, alla Wodehouse, e di fare quello che tutti dicono da decenni, è la vera novità. La vera rivoluzione. Io stesso, se non fossi stato provocato direttamente, se, forse non avessi due figlie nate a Londra ma che parlano inglese come prima lingua, non avrei mai pensato ad occuparmi di politica. D´altronde sono un risk manager e, conoscendo bene il mio paese, tutta l´operazione renziana rimane ad alto rischio per noi che ci mettiamo la faccia, il cuore, il fegato.
 
In questi mesi di campagna per le primarie, sono rimasto estremamente impressionato dal tipo di talento e di competenza che ho incontrato nei comitati di Renzi e degli altri candidati all´estero. Persone che, ancor prima dei 40 anni, hanno già curricula e ruoli nelle società ed istituzioni per cui lavorano, di rilievo. Persone che con due lire di capitale ma un miliardo di cellule grigie, rivoluzionano nel loro piccolo il mondo.
Questa ricchezza enorme, nata e cresciuta in Italia e poi emigrata altrove, nasce nel nostro sistema scolastico ed universitario. Il programma renziano ha proprio questo appeal, fa sentire al centro del dibattito economico e sociale un´intera gamma di generazioni e di classi sociali che sono state regolarmente emarginate. La grande visione rivoluzionaria è proprio questa, creare un´indifferenza sociale ed economica fra lavorare come assistent professor a Chicago o Ancona. Il che necessita di tempo, energia e spazio. Che si ottiene, beh…rottamando quello che non funziona più. Voi terreste in casa un frigorifero che riscalda gli alimenti invece di tenerli al fresco? E paghereste un tecnico che, una volta visto il frigorifero, vi dica ´lo usi come forno´?
 
Il programma di Renzi ci dice che quel frigorifero forse è bene cambiarlo, come il tecnico approssimativo. Per affrontare estati e inverni a Casa Italia.
“Tutto va a rovescio
Ma vedrai che in qualche modo si farà
Non piangere perché io e te vivremo altre primavere
dopo gli inverni avremo tutti i santi giorni per noi”
 
Cosimo Pacciani
Banchiere, 41 anni, fiorentino. Laurea a Firenze e dottorato a Siena. Vive e lavora a Londra da sedici anni ed ha sempre lavorato in finanza
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