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iStarter, l’incubatore che sfida la crisi

La notizia c’è: una cinquantina di giovani con meno di 35 anni, provenienti dai più svariati settori della consulenza, della finanza e della ricerca decidono di unire le forze sotto le insegne di iStarter, un incubatore-acceleratore concepito per raccogliere idee innovative e trasformarle in impresa di successo.
Torino, dove iStarter occupa una sede storica del Torino calcio in Via del Carmine, è forse la città italiana che più di altre affronta gli spettri di un passato industriale semi-monopolista e che deve reinventarsi in profondità. Non è un caso che il Politecnico e altri importanti soggetti istituzionali del territorio abbiano attivato dei loro “incubatori” di start up, facendoli orbitare proprio sul capoluogo piemontese e sulla Regione.
 
L’advisory board dell’incubatore
iStarter, il cui capitale è interamente privato, integra queste realtà con la promessa di facilitarne la proiezione al di fuori dei confini regionali e nazionali. Una filosofia all’insegna della “coopetition”, che poggia sulla vocazione transnazionale di iStarter, con una sede già attiva a Londra, collegamenti anche oltre Oceano e un advisory board di rilievo che assicura il massimo della visibilità ai progetti incubati, secondo quanto raccontano alcuni fondatori. Gli smanettoni di internet e social network potranno confrontarsi con Luca Colombo, il country head di Facebook, o con Anna Gatti di Skype, gli amanti di Asia parleranno di Cina con Alberto Forchielli, fondatore di Mandarin, mentre dagli States è pronto a dare una mano Fernando Napolitano, board member di Enel e fondatore della Italian Business & Investment Initiative.
 
La caratteristica dei soci
Se il mercato è continuo movimento e cambiamento, è giusto che anche in fase di avvio tutte le procedure di strategia, finanziamento, valutazione della propria clientela potenziale e degli stessi aspiranti imprenditori vengano approfondite con un confronto “orizzontale”, tra pari. L’innovazione di iStarter è nei soci che la compongono: una cinquantina di ragazzi che si sono fatti le ossa sul campo, hanno conseguito obiettivi importanti, e che costituiscono la “nuvola” di mentori pronti a intervenire a secondo dei progetti incubati. Se per esempio arriva – i casi già non mancano – un progetto agroalimentare, è pronto ai box Mirko Betti, professore di innovazione alimentare che ha fatto scalpore all’ultimo Festival delle Idee di Repubblica incrociando le lame con il guru slow food Carlo Petrini. A Betti si aggiungono poi i non pochi esperti di finanza aziendali e consulenza strategica, che hanno alle spalle tantissimi bilanci e business plan, e che sono in grado di dare ordine, rigore e coerenza a idee geniali.
 
L’appuntamento del 10 novembre
Le idee che stanno per essere selezionate, ospitate nella struttura e trasformate in vere imprese sono cinque, e saranno presentate al porte aperte di sabato 10 novembre, a cui parteciperà come padrino il ministro dell’Istruzione, il “sabaudo” Francesco Profumo. La scelta non è facile, le proposte sono tante e di qualità. Un network collaborativo di mamme e neo-mamme per combattere la discriminazione, diari di viaggio su cellulare, per tracciare punto per punto le vacanze esotiche, aggregatori per lo shopping e la moda, con consulenza di stile elettronica, concentratori di profili per social network, per gestire identità multiple, assistenti virtuali con riconoscimento del linguaggio naturale, sistemi di navigazione indoor senza gps, soluzioni di mobile payment tramite cellulare, marketplace di editoria digitale (ebook), applicazioni per la gestione del tifo durante le partite tra gruppi di amici anche da casa, elicotteri ultraleggeri e portali specifici per lo slow food a chilometro zero.
 
Le prime 60 idee scrutinate
La prima tornata di progetti si è conclusa con oltre settanta idee presentate e prese in considerazione da iStarter: la “call of ideas” ha avuto termine a fine ottobre con un grande successo, anche grazie ad alcune giornate a “porte aperte” con cui la società si è presentata ai suoi interlocutori e li ha abituati l’abbondanza di terminologia inglese da businessmen – “round”, “seed”, “exit”, “lock-up”, “tag-along”, “acceleration” – che si respira nell’immenso open-space di via del Carmine. Perché per avere successo bisogna essere molto….“fit”!
 
 
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