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Perché i mercati non brindano. Colpa di Atene e Obama

Pubblichiamo uno stralcio del report congiunturale dell’ufficio studi di Mps

Il giorno dopo la decisione dell’Eurogruppo i mercati non hanno manifestato entusiasmo. Dopo una partenza in positivo dei listini azionari la seduta è infatti proseguita in calo, a fronte invece di spread in restringimento. Più marcato invece il ribasso del differenziale greco sceso di circa 30pb. La reazione potrebbe essere legata al fatto che le concessioni dei paesi Ue ad Atene per ridurre l’ammontare di debito sono comunque vincolate all’esito del buyback del debito di cui non si hanno ancora chiari i dettagli se non il fatto che i prezzi non dovrebbero superare quelli di chiusura del 23 novembre.

Lo stesso contributo del Fmi è vincolato al buyback. Secondo quanto riportato da Bloomberg il Parlamento tedesco voterà l’accordo sulla Grecia giovedì o venerdì 30 novembre. Il membro della Bce Nowotny ha dichiarato che l’accordo greco raggiunto è la migliore soluzione tra tutte le alternative, aggiungendo che la riduzione del debito è fuori discussione. Per Nowotny alla Grecia è stata concessa una possibilità per uscire dal circolo vizioso.

Il presidente della Bundesbank Weidmann in un’intervista al quotidiano Welt ha affermato che l’accordo greco non contiene nessun trasferimento diretto dalla Buba al paese. Secondo Weidmann su questo aspetto ci sono ancora punti da chiarire. Intanto l’Ocse ha ridotto le stime sul Pil dell’area Euro che nel 2012 dovrebbe scendere dello 0,4% da -0,1% stimato a maggio, mentre nel 2013 il calo si attesterebbe allo 0,1% da +0,9% di maggio. Migliorano le stime del Pil tedesco per il 2012 e 2013, mentre per l’Italia l’organizzazione si attende un Pil negativo nel 2012 (-2,2% da -2,4%) e nel 2013 (-1% da -0,4%).

L’Ocse ha anche invitato la Bce a ridurre il tasso di riferimento di 25 pb ed a specificare per quanto tempo intende mantenere i tassi bassi così come sta facendo la Fed. Il Parlamento portoghese ha approvato in lettura finale la legge di bilancio 2013 che prevede il raggiungimento del 5% del deficit/Pil nel 2013 e del 4,5% nel 2013.

Il rapporto scenderà sotto il 3% solo nel 2014. L’Efsf, dopo il rinvio dell’emissione del bond a tre anni in seguito al downgrade della Francia, ha annunciato l’emissione di un nuovo bond ad 1 anno per 7 miliardi di euro. Oggi invece torna sul mercato la Germania con un titolo a cinque anni fino a 3 miliardi di euro, mentre l’Italia offrirà titoli a sei mesi per 7,5 miliardi di euro.

Negli Usa listini azionari in calo su timori di allungamento dei tempi sul fiscal cliff, un tema su cui anche l’Ocse ha richiamato l’attenzione sottolineando come, in mancanza di un accordo, la possibile ripercussione potrebbe condurre ad una recessione dell’economia globale. Sono pertanto passati in secondo piano i dati sugli ordinativi di beni durevoli di ottobre e della fiducia dei consumatori di novembre, entrambi migliori delle attese. Evans, membro Fed, ha affermato che sarebbe auspicabile fissare degli obiettivi espliciti per guidare le decisioni di politica monetaria. In particolare ha fatto riferimento al 6,5% per il tasso di disoccupazione ed al 2,5% per l’inflazione.

Sul fronte paesi emergenti da segnalare il taglio del rating argentino da parte di Fitch (da B a B- per i bond sotto legislazione domestica ed a CC per i bond sotto la legislazione internazionale), su timori di un possibile default. Questa notte è attesa la riunione della banca centrale brasiliana che, in base al consensus di Bloomberg News, potrebbe mantenere invariato il tasso di riferimento al 7,25%.

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