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Gli incontri segreti di Obama sul Fiscal Cliff

L’incontro alla fine c’è stato: Barack Obama e John Boehner si sono visti ieri alla Casa Bianca per discutere, privatamente e senza troppa fanfara mediatica, come evitare il Fiscal Cliff e una conseguente ricaduta sull’economia americana. Dopo essersi confrontati per settimana a distanza, con un botta e risposta che non ha prodotto risultati se non quello di alimentare la preoccupazione degli osservatori e dei mercati, il presidente americano e lo speaker della Camera hanno deciso di vedersi faccia a faccia.

Il presidente e il leader repubblicano “si sono incontrati per discutere degli sforzi per risolvere il Fiscal Cliff. Le linee di comunicazione rimangono aperte”, hanno detto entrambe le parti con due note diffuse separatamente ma identiche tra loro. Anche se né Obama né Boehner hanno rilasciato commenti sulla riunione, non è difficile ipotizzare gli argomenti: il punto di principale attrito resta l’aumento dell’imposizione fiscale per i cittadini più ricchi, richiesta imprescindibile per il presidente e concessione infattibile per i repubblicani.

Contro orologio
Intanto il tempo stringe: senza un accordo dall’1 gennaio scatteranno tagli trasversali della spesa pubblica e aumenti generalizzati delle aliquote, con un salasso da complessivi 600 miliardi di dollari.

In teoria restano soltanto 22 giorni, ma il tempo a disposizione per la trattativa è comunque perché il Congresso deve avere tempo per votare la manovra. Per altro, da calendario, la pausa natalizia di Camera e Senato dovrebbe iniziare il 14 dicembre ma è possibile uno slittamento per consentire le operazioni di voto.

Quella che inizia lunedì è dunque una settimana cruciale, se non altro per delineare le linee guida del compromesso. “È un momento unico e spero che il presidente veda presto la luce”, ha ironizzato aspro il senatore repubblicano del Tennessee Bob Corker, durante un’intervista a Fox News. Qualcuno è scettico, come il senatore repubblicano dell’Illinois Richard Durbin: “È già troppo tardi per cambiamenti significativi, non penso che si possa fare nel giro di giorni da qui a fine anno”, ha detto parlando ai microfoni di Nbc.

Sostegno popolare
Un sondaggio della Quinnipiac University sostiene che il 65% degli americani è favorevole a un aumento delle aliquote per chi guadagna più di 250.000 dollari all’anno, mentre il 31% è contrario. Secondo gli osservatori, se i repubblicani cedessero sul punto che sta a cuore a Obama potrebbero poi chiedere tagli drastici ai programmi di assistenza come il Medicare e il Medicaid e avrebbero il coltello dalla parte del manico quando il presidente a febbraio chiederà al Congresso di alzare il tetto del debito.

Per il momento non ci sono elementi per pensare che i repubblicani sceglieranno questa via, anche se durante le interviste di domenica vari esponenti del partito non hanno categoricamente escluso l’aumento della pressione fiscale. “La nostra posizione non è cambiata, alzare le tasse non risolve il problema”, ha detto il deputato del Texas Jeb Hensarling.

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