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Incredibile: S&P declassa il governo Monti. Ecco perchè

Standard & Poor´s potrebbe tagliare il rating dell´Italia se la recessione proseguirà nel secondo semestre del 2013. Cosa si nasconde dietro il linguaggio un po´ criptico dell´agenzia di rating?   Le agenzie di stampa hanno battuto la seguente notizia: Standard & Poor’s potrebbe tagliare il rating dell’Italia se la recessione proseguirà nel secondo semestre del 2013. L’agenzia di classificazione percepisce inoltre un “rischio significativo” che il Pil del Paese continui a contrarsi anche nella seconda metà dell’anno prossimo. In una nota, S&P afferma di “attendersi che l’economia italiana continui a contrarsi nel 2012 e nel 2013 prima di tornare a un debole tasso di crescita del Pil non superiore all’1%”.

Tra i motivi che pesano sullo stato di salute dell’economia l’agenzia cita la ristrettezza del credito, il consolidamento di bilancio e “l’incerta domanda esterna”. Sul giudizio complessivo del rating influisce poi “l’incertezza se la prossima coalizione di Governo rimarrà impegnata sull’agenda di riforme strutturali avviata dall’attuale esecutivo”.   Cosa si nasconde dietro il linguaggio un po’ criptico dell’agenzia di rating? Proviamo a spiegarlo. Le manovre del trio Tremonti-Grilli-Fortunato che governa – senza soluzione di continuità! – da cinque anni hanno determinato un pesante effetto recessivo che si materializza nei suoi effetti perversi anche nei conti pubblici (oltre che in quelli di imprese e cittadini).

Ergo: l’Italia regredisce e viene uleriormente declassata. Senza crescita, infatti, come si fa a pagare i debiti? Più chiaro di così…   S&P boccia quindi la politica ottusamente rigorista del governo Monti. Salvo però chiedere che si vada avanti nell’agenda delle riforme. Un paradosso apparente. La bocciatura è netta ma con un riguardo personale a Mario Monti che comunque, nonostante tutto, rappresenta un irrinunciabile punto di riferimento per la finanza internazionale.

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