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Che cosa è successo a Saipem?

Appuntamento già fissato in casa Consob, e occhi puntati addosso dalle agenzie di rating e non solo. L’intrigo borsistico che ha coinvolto Saipem lascia ancora strascichi e, secondo quanto rivelato dal Financial Times, anche Eni pensa in qualche modo a cederne il controllo, nonostante abbia finora considerato Saipem il suo core business.

La convocazione della Consob

La Consob ha convocato lunedì prossimo i vertici di Saipem per chiedere chiarimenti sul profit warning (l’annuncio con cui una società quotata comunica che i suoi risultati saranno inferiori alle previsioni) lanciato dal gruppo, sulle modalità con cui è stato comunicato al mercato e sul deterioramento dei conti societari.

Il sospetto di Insider trading

Dopo il tonfo di ieri del titolo, crollato del 34% con pesanti perdite per tutti i soci, è probabile che la Commissione voglia da un lato chiedere chiarimenti sulla situazione economica e finanziaria di Saipem, dall’altro capire la genesi e le modalità di circolazione del profit warning, anche in relazione al sospetto di insider trading generato dal maxicollocamento di Bofa-Merrill Lynch. Il riferimento è al fatto che martedì pomeriggio, la società guidata dal neo amministratore delegato Umberto Vergine ha annunciato la riduzione del 6% degli utili ante imposte del 2012 e soprattutto il taglio del 50% sul 2013.

Al centro dell’incontro, a cui parteciperanno Vergine, e il direttore finanziario, Stefano Goberti, ci sarà l’allarme sui conti del 2013, esercizio che la società si aspetta di chiudere con un utile di 450 milioni di euro e un Ebit di 750 milioni: esattamente la metà dei risultati attesi quest’anno, peraltro rivisti anch’essi al ribasso. Su una revisione di questa magnitudine non potranno non arrivare richieste di chiarimento. I vertici di Saipem potranno inoltre fornire indicazioni utili sull’altra questione che ha attirato l’attenzione della Consob e cioè la vendita del 2,3% del capitale organizzata da Merrill Lynch appena 24 ore prima che il profit warning venisse comunicato. Un collocamento che, per la sua tempistica, dà adito a sospetti di insider trading. La Consob cercherà di capire se e come un’informazione così delicata sia potuta uscire dalla riservatezza a cui era destinata ed essere utilizzata da uno o più investitori per vendere in fretta e furia, salvandosi dal disastro borsistico a scapito delle loro controparti.

Il downgrade di Goldman Sachs

Dopo le bocciature a raffica degli analisti, è arrivato anche il downgrade di Goldman Sachs, che ha ridotto da 35 a 22 euro il target price e il giudizio a neutrale. Ubs e Jp Morgan hanno diminuito il prezzo obiettivo, portandolo rispettivamente a 22 euro e a 26,2 euro, confermando la raccomandazione neutrale, mentre Hsbc ha tagliato a 26 euro la valutazione, ribadendo il rating overweight.

Il controllo Eni a rischio

Secondo il Financial Times le strategie di Eni sulla controllata (ne detiene il 42,93%) potrebbero cambiare, a maggior ragione dopo lo scivolone borsistico di ieri. Eni potrebbe in sostanza prendere in considerazione l’ipotesi di vendere la controllata. Nella Lex Column del quotidiano della City si ribadisce che “l’ex management di Saipem stava chiaramente facendo affidamento su attese decisamente eccessive che sono state accettate troppo docilmente dagli analisti”.

Il Ft sottolinea che le paure per Saipem “sembrano più collegate alla società che al settore” e “questo rende l’intrico più problematico” per la controllante. “Eni sta vendendo gli asset che le danno l’aspetto di un conglomerato di imprese”, aggiunge il quotidiano, “ma ha sempre ritenuto Saipem un core business”. Ma, conclude il focus con una suggestione significativa, “se Eni non riuscirà ad esercitare un controllo più ferreo sull’imprevedibile azienda, allora potrebbe dover cambiare idea”.

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