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Così Repubblica, Corriere e Giornale commentano la sparatoria

L’attentato davanti a Palazzo Chigi durante l’insediamento del nuovo governo ha monopolizzato le colonne dei giornali di oggi, che hanno affidato ai loro editorialisti analisi e commenti su quanto accaduto.

L’evento ha dato vita a un ampio dibattito, nelle Istituzioni, in Rete e sulla stampa, spingendo a collegare il gesto con la costante iniezione di antipolitica cui è sottoposta da tempo la società italiana e che per alcuni vede sedere sul banco degli imputati Beppe Grillo e i militanti del Movimento 5 stelle.

Una teoria che non mette tutti d’accordo; un filo conduttore lega però tutte le analisi della stampa: la necessità di abbassare i toni del dibattito, per ridare alla politica la legittimità perduta.

Ecco i commenti di alcuni fra i principali giornali italiani.

LA COLPA DEL MALE
In un editoriale su Repubblica, Adriano Sofri prova a tornare indietro alle radici del gesto di Luigi Preiti, che ritiene l’approdo ultimo di un’avversione ai politici sedimentata nel tempo.
I politici – scrive – sono diventati la spiegazione della rovina e del malumore di un popolo e dei suoi membri solitari e perduti… Nella guerra spietata che i ricchi conducono contro i poveri, gli impoveriti scelgono il bersaglio dei “politici”, cioè degli arricchiti. Ridistribuire la ricchezza sarebbe un atto di giustizia. Far fuori “i politici” è una vendetta. Non riduce lo stridor di denti. Poi, come succede, si spara a due carabinieri da 1400 euro al mese”.

Gli spari dell’uomo, per lo scrittore e giornalista, sono la dimostrazione di come un uomo disperato – ma non pazzo, anzi normalissimo – abbia ceduto alla tentazione della “vendetta” nei confronti di quelli che la gente ha ormai identificato come i responsabili del proprio disagio.
I politici: sono i primi della lista ormai. Prima dei padroni, dei giornalisti, dei magistrati, dei preti, dei medici e dei farmacisti. Appena dopo gli esattori delle imposte di cui appaiono i mandanti. Sono la prima linea della società corrotta e arrogante. Che abbiano in tanti lasciato crescere e gonfiarsi così a lungo la tempesta in cui si trovano, ecco un’altra pazzia”.
Tuttavia, ci tiene a sottolineare Sofri, “insinuare che l’azione di Preiti sia frutto di una particolare retorica del Movimento 5 stelle, precisamente, è una sciocchezza vergognosa”.
La disperazione e la rabbia che attraversano la società, aggiunge, “non devono diventare un ricatto contro chi provi a cambiarla e a renderla meno ingiusta”. Anche se – conclude il commento – “bisogna sapere su quale orlo di vulcano si danza”.

IL DISAGIO SOCIALE NON GIUSTIFICA GLI SPARI
Per Dario Di Vico, giornalista e firma del Corriere della Sera, bisogna riportare l’attento di fronte a Montecitorio alla sua dimensione reale, evitando strumentalizzazioni.
In giorni drammatici come ieri – sottolinea – lo scoramento prende piede e nel gesto omicida di un uomo pensiamo di rintracciare la fotografia a grandangolo di una società. Fortunatamente non è così, è una distorsione ottica che sarebbe bene non diventasse una distorsione mediatica”.
Trovo sbagliato – aggiunge Di Vico – politicizzare all’estremo il gesto di Preiti e farne l’ennesimo pretesto di dichiarazioni a effetto.
Inoltre, secondo il giornalista del Corriere, c’è bisogno di uscire da un dibattito “grillo-centrico”. “La sua polemica contro la partitocrazia è diventata l’imputata del giorno, il brodo di coltura della sparatoria. Forse sarebbe meglio che anche il fenomeno Grillo venisse ricondotto ai suoi termini naturali”.

LA TENTAZIONE DELLA VENDETTA
L’ex direttore di Libero e Il Giornale, Vittorio Feltri, in un editoriale sul quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, considera il fatto “carico di valenze politiche”.
In un clima appesantito dalla crisi economica e dallo stallo istituzionale, per Feltri c’è “l’impressione di aver abbandonato i cittadini a se stessi. La cosiddetta antipolitica è alimentata anche dal senso di paura diffuso specialmente nei ceti deboli, alle prese con gravi problemi di sopravvivenza”. Sono circa due milioni gli italiani disoccupati che hanno smesso di cercare un impiego. “Una moltitudine di persone – commenta Feltri richiamando la politica alle sue responsabilità – è rassegnata e non ha voglia di reagire, aspetta un miracolo da chi governa o dovrebbe governare”.

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