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Papa Francesco distrugge l’ecologismo dominante

“Oggi voglio parlare di ambiente”. Ha aperto così l’udienza generale del mercoledì in piazza san Pietro Papa Francesco. L’occasione era quella giusta, visto che proprio oggi ricorre la Giornata mondiale dell’Ambiente. Si è soffermato su due parole, Bergoglio: conservare e custodire: “Stiamo veramente coltivando e custodendo il creato oppure lo stiamo sfruttando e trascurando?”. Allargando il discorso, ha notato Francesco, “il coltivare e custodire non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, ma riguarda anche i rapporti umani”.

La critica implicita all’ecologismo dominante
Per capire il senso del discorso di Francesco basta puntare l’attenzione sulla questione centrale, dice a Formiche.net Riccardo Cascioli, giornalista di Avvenire e autore di numerosi saggi su bioetica e ambiente: “Il Papa usa l’immagine dell’agricoltore, di colui che pianta, fa crescere, sviluppa e non conserva quello che c’è. E’ una critica implicita ma radicale all’ecologismo dominante”. Oggi, continua Cascioli, “la frase che va più di moda è ‘abbiamo ricevuto il mondo in un certo modo e dobbiamo tramandarlo tale e quale ai nostri figli’. Ma questo è sbagliato: noi collaboriamo alla creazione, non ci può essere alcuna conservazione. Prendiamo esempio dai monaci nel Medioevo, che lavorarono per rendere abitabile e più bello il mondo”.

Il richiamo a Benedetto XVI
I papi – ha sottolineato ancora Francesco – “hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale”. Si riferiva prima di tutto a Benedetto XVI, che parlando ai nuovi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, il 9 giugno 2011, disse che “l’ecologia umana è una necessità imperativa. Adottare in ogni circostanza un modo di vivere rispettoso dell’ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie adeguate che salvaguardino il patrimonio del creato e non comportino pericolo per l’uomo devono essere priorità politiche ed economiche. In questo senso, appare necessario rivedere totalmente il nostro approccio alla natura”.

E ancora, nel suo discorso al Bundestag tedesco pronunciato nel settembre di quell’anno, Joseph Ratzinger sosteneva come “l’importanza dell’ecologia sia ormai indiscussa”. La questione, per il teologo bavarese, era però un’altra: “Vorrei affrontare un punto che mi pare venga trascurato oggi come ieri. Esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli rispetta la natura”.

L’ecologia umana
“A partire dal riferimento all’ecologia umana c’è piena continuità con quanto affermato più volte sia da Benedetto XVI sia da Giovanni Paolo II”, sostiene Riccardo Cascioli, che prosegue: “Queste cose le diceva già Karol Wojtyla nel 1985, è una posizione opposta alla concezione dominante dell’ambientalismo. Molto spesso si considera l’ambiente in chiave orizzontale: dobbiamo difenderlo, salvaguardarlo. E per fare ciò dovremmo magari anche essere un po’ di meno sulla Terra. Invece il Papa non fa altro che ribadire come il problema sia la persona, ma contestualizzata nel rapporto che essa ha con Dio e la realtà creata”.

Francesco, già nella sua omelia della messa di insediamento, il 19 marzo scorso, parlava della necessità di contemplare il creato, di provare stupore. E questo “è l’opposto della mitizzazione, della divinizzazione, della considerazione di un certo ambientalismo contemporaneo secondo cui tutto è immutabile”, dice Cascioli.

La cultura dello scarto
Una continuità che Francesco ha richiamato nel suo stile: “Noi stiamo vivendo un momento di crisi, lo vediamo dall’ambiente, ma soprattutto lo vediamo dall’uomo. La persona umana è in pericolo, ed ecco l’urgenza dell’ecologia umana!”. Il Pontefice gesuita è tornato sulla denuncia di quella cultura dello scarto che a Buenos Aires costituiva uno dei suoi cavalli di battaglia, nelle omelie o nei semplici interventi da arcivescovo della capitale argentina. Uomini e donne sacrificati agli idoli del profitto e del consumo. E così, ha detto il Papa, “se si rompe un computer o la Borsa perde dieci punti è una tragedia, mentre se muore una persona in una notte d’inverno non fa neanche notizia”. Una cultura che secondo Francesco “ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del molto molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione”.

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