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Perché la grazia renderebbe ancor più grande Napolitano

Mentre il Ferragosto è arrivato, ecco che il tema vero è diventato la grazia a Berlusconi.

Oggi si sono, difatti, rimpallate battute, anticipazioni, indiscrezioni da tutte le parti. Perfino alcune clamorose smentite. Ma il punto politico resta. La condanna c’è. E altre scuse non si possono portare. Se è vero, in sostanza, che il ricorso alla sospensione suprema di pena deve essere richiesto, è chiaro almeno che non siamo davanti ad un caso normale. Basta questo a dare titolarità politica alla richiesta tacita, per ora, del condannato. In fondo, il reato è meno eclatante pubblicamente, se anche vi fosse stato concretamente, di un pacchetto democratico di consensi quale quello che il Cav. ha in dote.

Quindi, anomalia per anomalia, la grazia ha un suo perché intrinsecamente ragionevole, avendo oltretutto un suo valore istituzionale. In fin dei conti, la grazia non toccherebbe altre imputazioni in sospeso, ma solo l’interdizione o la detenzione per frode.
Insomma, nel generale arroccamento, caratteristica statica e malata, questa sì, della Seconda Repubblica, l’apertura di Napolitano sarebbe di per sé una genialata formidabile. Un dinamismo giovane degno della migliore politica che sa chiudere, teoricamente, ambiguità e livori.

Viva la giovinezza del Quirinale, viene di dire. Soprattutto se paragonata al nauseante accanimento grillino, il quale somiglia oramai solo ad uno sparare fiero contro l’ambulanza.
La grazia, d’altronde, è sempre un bene, abbia o no la “G” maiuscola. E in questo frangente sarebbe perfino qualcosa di più: un atto che dà fiato alla democrazia, riconoscendo alla volontà popolare almeno il beneficio della buona fede e del buon senso.

Oggi, insomma, la tradizione e l’esperienza politica il Paese la reclama nuovamente come ultima istanza al capo dello Stato. Perché l’Italia vuole trovare ossigeno in Napolitano, o perlomeno un pizzico di serenità. Io credo si possa ben sperare, perché da autentico partenopeo che gioca bene a Scopone, egli sa, di sicuro, che il giusto spariglio fa vincere il mazziere.

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