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Ecco come Letta ha assolto gli 007 italiani sul Datagate

Difende l’operato del governo e dei Servizi italiani Enrico Letta, che riferendo alla Camera sul Datagate ha rassicurato deputati e cittadini sugli scarsi effetti che il programma di sorveglianza della National Security Agency americana avrebbe avuto sulla vita pubblica italiana, spiegando come “la minaccia cibernetica” sia “in cima all’elenco delle priorità, assieme alle minacce alla sicurezza economico-finanziaria” del Paese.

NESSUNA COMPROMISSIONE
In base alle risultanze dell’intelligence e dei contatti internazionali avuti – ha detto il presidente a una sparuta platea di circa 60 onorevoli – “non risultano compromissioni della sicurezza delle comunicazioni dei vertici del Governo, né delle nostre ambasciate“. Il premier ha poi aggiunto che “non risulta che la privacy dei cittadini italiani sia stata violata da attività condotte da organismi informativi nazionali o da questi svolte in collaborazione con servizi di intelligence stranieri“.

LE RASSICURAZIONI DEGLI USA
Letta, accanto al ministro della Difesa, Mario Mauro, ha provato a spiegare anche come e in quale misura gli Stati Uniti abbiano comunicato all’esecutivo ciò che accadeva. “Fin dal luglio di quest’anno – ha raccontato – le autorità statunitensi ci hanno assicurato che gli organismi informativi di quel Paese non hanno rivolto in via sistematica i propri strumenti di ricerca contro il nostro Paese“.
Il sottosegretario di Stato Usa John Kerry, ha svelato, “mi ha confermato la volontà del presidente degli Stati Uniti di rifuggire dal mettere in opera azioni di sorveglianza di carattere generalizzato sulle comunicazioni nei confronti di istituzioni e cittadini di Paesi alleati“. Il premier ha poi invocato “massima chiarezza” nei rapporti con l’intelligence Usa e la “piena fiducia e sincera cooperazione” tra i servizi dei Paesi alleati, perché, ha detto, “occorre mantenere salda la bussola dei rapporti transatlantici“.

DALLA PARTE DELLA LEGGE
Proseguendo nella sua relazione, il presidente del Consiglio ha promosso l’operato degli 007 italiani, che a suo dire seguono “una linea di rigore di cui dobbiamo essere orgogliosi” perché – come già detto in precedenza nei suoi interventi pubblici dall’Autorità delegata alla Sicurezza della Repubblica, Marco Minniti – esprime piena adesione a due principi costituzionali: “la tutela della sicurezza della Repubblica e la protezione dei diritti e della libertà dei cittadini. Ciò non è una debolezza ma un punto di forza e la stella polare che continueremo a seguire“.
I nostri agenti, ha voluto sottolineare, “non effettuano intercettazioni di dati in maniera difforme da quanto previsto dalle norme del nostro ordinamento“.

NESSUNA COLLABORAZIONE
In nessun modo – ha rimarcato – l’attività svolta dai nostri servizi in collaborazione con organismi di intelligence stranieri “è rivolta verso obiettivi italiani ed escludo che vi sia uno scambio massivo di dati su cittadini italiani, così come escludo l’esistenza di accordi che consentano l’acquisizione da parte di terzi di dati relativi alle comunicazioni nazionali“.
I Servizi italiani – ha aggiunto in modo categorico – “non hanno mai partecipato, né hanno mai ricevuto richiesta di partecipare ai programmi Prism e Tempora“, sottolineando, come già emerso sulla stampa internazionale, che “hanno invece ricevuto una proposta di collaborazione (del Gchq britannico, ndr) finalizzata alla condivisione di dati non riguardanti cittadini italiani e la proposta è stata declinata in quanto ritenuta incompatibile con il quadro giuridico nazionale“. L’Italia però, secondo le rivelazioni di Snowden, avrebbe concesso l’uso delle dorsali sottomarine di cavi in fibra ottica attraverso le quali transiterebbe un’enorme mole di dati. Un caso non confermato né smentito dal premier nella sua informativa.

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