Skip to main content

Renzi, un sindaco al Governo

Oggi, 24 febbraio 2014, il Segretario del Partito Democratico (PD) Matteo Renzi è arrivato al Senato per chiedere la fiducia per un Governo Politico, in veste di Presidente del Consiglio. Alcune riflessioni sono d’obbligo e cercherò di essere breve, e non troppo critico.

Il discorso tenuto da Matteo Renzi al Senato è stato per certi versi debole e lacunoso. L’approccio è stato sicuramente scenico, molto emozionale e rivolto più all’esterno che non alla platea che ascoltava lì, al Senato. Renzi, dopotutto, non ha mai avuto una sola esperienza parlamentare, questo dovrebbe piacere al M5S, e dunque è arrivato come Sindaco, ma come Sindaco ci è rimasto.

I temi indicati sono stati generici, più adatti ad una riunione del consiglio comunale che non ad un’assemblea alla quale si chiede fiducia per un Governo. Ha parlato di edilizia scolastica, di legame con il territorio e di una ristrutturazione della fiducia con la gente. Temi, per carità, importanti, ma che non possono costituire un programma di Governo, sono piuttosto slogan semplici che fanno gioco sulla gente, che distrattamente ascolta e si lascia affascinare da belle parole, ma nei fatti, poi, come si traducono queste iniziative? Nessuna notizia, informazioni non pervenuta.

In molti, negli interventi successivi, hanno fatto notare l’assenza di un vero programma, di temi specifici e chiari, di interventi dal punto di vista delle relazioni internazionali, degli investimenti esteri, dei rapporti politici con le altre cancellerie, dei progetti di riforma del lavoro e dell’economia, ma non con generici riferimenti alla disoccupazione e al dramma dei giovani, questo lo sappiano da almeno dieci anni, bensì con piani specifici di rilancio dell’occupazione: informazioni non pervenute. E gli esodati? I cassaintegrati? La crisi dell’imprenditoria? Niente, silenzio.

L’unico tema che è sembrato convincente è quello relativo alla riforma della P.A.. Deludente, invece, l’approccio circa la riforma della Giustizia. Il Senatore del PD Felice Casson ha fatto notare, infatti, l’assenza totale di riferimenti di principio al bisogno di riformare la giustizia. Il riferimento alla necessità di de-ideologizzare la questione della “giustizia” è servita forse più ad imbonirsi Silvio Berlusconi che a proporre un vero progetto di riforma. Mi si dirà: ma non ha ancora iniziato. Certo, ma allora la fiducia su cosa gli deve essere data? Una fiducia sulla fiducia? Di questi tempi? Non va bene.

Ma tralasciando poi questi aspetti polemici,voglio dire due cose su un tema che invece mi ha colpito in negativo in modo davvero forte: la questione dei diritti civili e di cittadinanza.  Sui diritti delle persone non si può scendere a compromessi, sulla pelle delle persone non si barattano accordi, si va avanti con determinazione per garantire a chi diritti non ne ha, una tutela. Colpisce, in questo caso, il silenzio assordante di esponenti PD del mondo omosessuale, Anna Paola Concia, per esempio e Ivan Scalfarotto. Ogni progetto di evoluzione in tal senso è stato, di nuovo, accantonato a tempo da definire, progetto di crescita civile sacrificato sull’altare dell’accordo di governo con una forza di centro-destra, antagonista al PD, proprio sulla questione dei diritti civili, di cittadinanza e non solo, direi anche diritti in generale.

Matteo Renzi è stato Sindaco di Firenze, ma sembra che oggi non voglia passare al livello successivo: Presidente del Consiglio di una Paese importante come l’Italia. L’errore che potrebbe far precipitare tutto, è quello per cui il Parlamento viene confuso con il Consiglio comunale. Renzi non deve credere che ogni suo capriccio possa essere esaudito, in Parlamento ci sono eletti, senza vincolo di mandato che non hanno fatto nessun atto di fede in Lui, e soprattutto non è sufficiente aver creato un governo di “fedelissimi” (per lo più provenienti dalla Sua Segreteria), occorrono anche capacità, competenze ed esperienze che, purtroppo, non vedo in questo Governo, un po’ low-profile.

Sarà importante che Renzi non fallisca, perché il suo fallimento è legato, per sua scelta, a quello del PD. Se fallisce Renzi, crolla il PD e con esso l’intero centro sinistra. Un elettorato tradito più volte, in stato confusionale per le mattate di Renzi, rischierà, in futuro, di dissolversi. Credo che il PD rimarrà unito dietro al proprio segretario, ma in molti non faranno mancare un contributo fortemente critico, e lo faranno, come nel caso di Civati, con logica propositiva e migliorativa.

C’è da sperare che Renzi voglia ascoltare e imparare, strada facendo. C’è da sperare che riesca, malgrado l’eccessiva autostima e fiducia, a portare a termine anche solo una piccola parte delle cose che ha frettolosamente buttato sul piatto in conferenza stampa, dopo l’incontro con Napolitano (le famose 5 riforme, 1 al mese). Dovrà gestire una maggioranza eterogenea e vivere di compromessi, sicuramente al ribasso su molti temi tra cui, appunto, i diritti.

Rinnovo, di nuovo, i miei migliori auguri di buon lavoro a questo Governo. Spero di essere smentito in ogni cosa, di essere stupito positivamente e di poter dire: sbagliavo! Non per Renzi, non per i suoi ministri, non per quei parlamentari che, cambiando idea all’ultimo minuto lo hanno sostenuto, ma per il PD e i suoi valori, per l’Italia e gli italiani, che ora sono appesi a questa flebile speranza.

 

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter