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Lo stress test di Draghi e le prime anticipazioni di Mediobanca

Stavolta l’Eba ha usato la mano pesante con le banche. Lo scrive anche Mediobanca Securities in un report che analizza i criteri resi pubblici dall’Autorità bancaria europea e simula gli effetti dell’ennesimo esame sulle discole alunne.

SE L’EUROPA COLA A PICCO

Intanto, bando ai facili ottimismi, la ripresa non è così scontata. Mentre fa l’asset quality review agli istituti di credito, cioè spulcia la qualità dei loro asset, il regolatore ha stabilito che a partire da maggio le nostre banche dovranno simulare la loro resistenza in condizioni di stress. Uno stress che è la stessa Eba a quantificare, con numeri da brividi: “Nello scenario avverso si ipotizza – scrive Antonio Guglielmi (nella foto) nel report di Mediobanca Securities – un crollo dei corsi azionari del 19% in media e del 21% per i prezzi delle case. Viene presa in considerazione anche la svalutazione valutaria: che può arrivare al 25% in Polonia e Ungheria e al 15% in Repubblica Ceca, Croazia e Romania”.

PESSIME PROSPETTIVE

Lo scenario è decisamente peggiore di quello disegnato negli analoghi esami del 2011: le previsioni al ribasso su Pil e disoccupazione sono il doppio rispetto al termine di confronto: rispettivamente -7,3% in tre anni contro il 4,1% del 2011 mentre il tasso di disoccupazione può toccare quota 13% nel 2016. Tutto questo ha un impatto sugli spread dei governativi che “varia da 137 punti base della Germania ai 380 della Grecia. In media la scossa è di circa 150 punti base nel 2014 e circa 110 nel 2015-16”.

COME CAMBIA IL PORTAFOGLIO DA SVALUTARE
C’è anche un’altra importante novità: l’haircut ai titoli di Stato viene applicato non più solo al trading book ma anche al banking book, ovvero al portafoglio bancario che nelle precedenti simulazioni era stato escluso – provocando un impatto effettivamente amplificato solo sui periferici che aveva subito il rialzo degli spread. Stavolta, poiché il banking book è generalmente molto più grande rispetto al trading book, il portafoglio sotto osservazione sarà un multiplo di quello del 2011. In compenso la svalutazione applicata è inferiore e questo in parte compensa l’effetto negativo, che è comunque dello 0,7% contro lo 0,4%, secondo le stime di Mediobanca Securities.

L’EFFETTO SUL CET1

Mediobanca parte dall’osservazione proprio dell’erosione degli asset di massima qualità (contenuti nel common equity tier 1, il Cet1) che aveva causato lo stress test del 2011. L’impatto era stato di 120 punti base che avevano portato il Cet1 al 7,7% in media dall’8,9%. “Delle 91 banche sotto esame, otto – si legge nel report – finivano così sotto la soglia del 5%, e 16 tra il 5 e il 6%”. In quest’ultimo gruppo compariva Banco Popolare, che per il 2014 si è già dotato di 1,5 miliardi di euro rivenienti da aumento di capitale.

I NUOVI ESAMI

Nel 2014 a essere a rischio sono le banche con un Cet1 sotto la soglia di guardia del 9% secondo gli analisti di Piazzetta Cuccia. E criteri più stringenti e ipotesi più forti fanno tremare qualcuno. “La nostra simulazione dello stress test – scrivono gli analisti di Mediobanca – suggerisce un’erosione di 370 punti base nel Cet1. L’utile complessivo nel periodo in oggetto per la regione e prima degli impairment è stimato in 250 punti base di Cet1 (contro i 320 del 2011 ); l’aumento risk-weighted asset dovrebbe costare circa 150 punti contro 110; le loss loan provision sono stimate a 450 punti contro i 360 dei test precedenti.

LE QUATTRO BANCHE A RISCHIO

In base ai bilanci 2013, lo stress test inizierà con un Cet1 medio dell’11,7% rispetto all’8,9% del 2011: solo che il valore sarà eroso del 3,7%, il doppio di quanto avvenuto nei test precedenti. Dunque la media del Cet1 dopo lo stress test si dovrebbe aggirare intorno a 8%, rispetto a un target minimo del 5,5%. Quindi ai fini del superamento della asset quality review (revisione degli attivi) al settore bancario resterebbe un cuscinetto di 2,5% di capitale, non necessariamente sufficiente ad assorbire aumenti di coverage e riconoscimenti di maggiori sofferenze per alcune banche. “Sono quattro i nomi da tenere d’occhio – conclude Guglielmi – ovvero Royal Bank of Scotland, Deutsche Bank, Commerzbank e Banca popolare dell’Emilia Romagna”. Una piccola italiana contro le teste di serie dell’Europa che conta.

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