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L’essenza dell’Europa secondo Papa Francesco

Il discorso che Papa Francesco ha tenuto due giorni fa al Parlamento Europeo di Strasburgo è senza ombra di dubbio il più importante ragionamento che sia stato fatto pubblicamente negli ultimi anni sulle radici e i valori che fondano il nostro continente. Probabilmente, rileggendo il testo con calma, si è davanti anche al più rilevante pronunciamento pubblico del suo Pontificato.

Diversamente dal solito, Bergoglio ha scelto, infatti, di presentare agli eurodeputati non un ragionamento pastorale ma una vera e propria trattazione filosofica sui temi caldi che sono al centro degli interessi pubblici del mondo, sul ruolo dell’Europa e sul valore supremo che ha il recupero dell’autentico umanesimo occidentale.

Rispetto alla visita che Giovanni Paolo II fece venticinque anni fa, il nostro continente è diventato più grande, ben ventotto paesi membri, ed è crollato il Comunismo sovietico che divideva in due blocchi il cuore dell’Europa. Oggi vi sono nuove realtà e nuove sfide all’orizzonte.

Francesco, inserendo il suo pensiero nel solco di Benedetto XVI, ha risolutamente indicato il significato politico che deve assumere una rinnovata fiducia sull’uomo, sulla sua dignità e portata trascendente, incentrata sul valore di ogni persona umana vivente. Soltanto il corretto riconoscimento del valore naturale e personale di ogni essere umano è l’unico criterio in grado, infatti, di fondare la vera identità comune di tutti i popoli che partecipano alle istituzioni comunitarie. E questo universalismo è la missione che il mondo si aspetta e deve ricevere dall’Europa.

Bergoglio ha enucleato gradualmente i capisaldi dell’importante visione umana che deve ispirare una cultura occidentale in condizione di essere condivisa da tutti i popoli del pianeta evitando conformismi sterili, sincretismi dannosi e uniformità astratte, violente e posticce.

Una visione umana essenziale si regge sul valore della persona, principio singolare e fine supremo di ogni società e di ogni politica positiva. L’ethos dell’Europa può attingere dal fondo della sua storia il solco che ha condotto al riconoscimento dell’unità di tutto il genere umano e della singolarità individuale di ogni persona, il cui apice di realizzazione è la dimensione relazionale e comunitaria che ne definisce l’essenza, garantendone l’educazione e lo sviluppo nella libertà.

Francesco ha indicato, in questa direzione, i due pericoli più grandi che minacciano l’umanesimo globale e la forza dell’Europa. Da un lato l’individualismo, il quale sulla base di una logica unilaterale di affermazione dei diritti soggettivi scardina la società, spacciando la libera autodeterminazione di alcuni dai doveri specifici e dalle responsabilità corrispondenti.

La persona tende in tal modo ad isolarsi e a chiudersi come una monade senza finestre, perdendo contatto con la reale dimensione sociale che lega gli uni agli altri.

Dall’altro, il rischio di onnipotenza economica degli interessi finanziari che porta all’abbandono delle finalità etiche comuni giungendo perfino a distruggere l’ambiente rendendolo brutto e invivibile per il vantaggio di oligarchie potentissime.

La risposta umana non è la tecnocrazia, quindi, ma una solidale organizzazione della società, sorretta dal trittico Persona – Comunità – Popoli. In tal modo, di contro all’utilitarismo di libertà rese assolute da un individualismo senza freni e controlli, la dignità della persona, costituita nella sua inviolabile realtà come soggetto comunitario, permette di recuperare il significato politico corretto delle diverse culture nazionali nel quadro di un’unità più grande che le abbraccia e le indirizza.

Per Francesco insomma solo un’Europa etica, che riconosca la famiglia come fonte primogenita della vita e della società personale, è un’Europa saldamente politica e democratica. Perché senza verità intorno l’uomo, anche la democrazia perde consistenza e la politica si riduce a puro funzionalismo sterile senza libertà.

Sentire risuonare parole così alte, in definitiva, dalla più importante autorità spirituale del mondo al Parlamento del più antico continente è stato un evento la cui solennità difficilmente può essere ignorata. La speranza è che l’Unione possa trarre ispirazione da esse, facendo diventare cultura viva per tutti quanto oggi è proposto con coraggio unicamente e solo dalla Chiesa Cattolica.

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