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Come far bere il cavallo dell’economia?

La Grecia ha un governo e un Parlamento nuovi, ma a breve eleggerà un altro Presidente della Repubblica. Anche a Roma a giorni verrà eletto un nuovo Capo dello Stato. In entrambi i casi, le due penisole, la ellenica e l’italica, rimangono lo spazio per costruire la crescita politica e, soprattutto, economica del vecchio continente in crisi, finora guidato dalle superate logiche di un’Europa germanica.

Questo senso di marcia, caratterizzato dall’austerità, ha danneggiato soprattutto i Paesi del Sud Europa, di cui Grecia ed Italia fanno parte, come  Spagna, Portogallo, ma pure la Francia. Gli effetti sono evidenti: “La deflazione – spiega l’economista Giulio Sapelli – decisamente sottovalutata, ha colpito l’Europa: il prezzo del petrolio, indicato pressoché stabile per tutto l’anno, in meno di tre mesi si è più che dimezzato generando profonda ansia per il destino economico di alcuni Paesi produttori; l’euro contro il dollaro si è incamminato verso il basso con decisione”.

Il “Quantitative  Easing”, varato dalla Bce e caratterizzato da 60 miliardi di euro al mese destinati all’Europa fino al 2016, rappresenta un’utile azione di politica monetaria,ma da sola non allontanerà lo spettro della deflazione sull’eurozona. Suggestiva, a questo proposito l’immagine proposta dall’ex premier Romano Prodi: “Con queste misure – ha scritto – si porta il cavallo alla fontana ma per obbligarlo a bere, bisogna riattivare i consumi e gli investimenti sia pubblici che privati”.

Faticano le istituzioni internazionali e continentali a trovare soluzioni di politica espansiva. Figurarsi la fatica di cui devono caricarsi le associazioni rappresentative di interessi, come quella del sindacato metalmeccanico, per esempio. Mancano quasi un anno alla scadenza naturale del contratto e circa sei mesi alla presentazione della piattaforma contrattuale. Pensare fin da ora come giungere a questa scadenza, significa dare un contributo possibile alle ipotesi di crescita.

Rispetto a questo scenario si sono già registrate le prime schermaglie. Rocco Palombella, leader della Uilm, si è rivolto a muso duro contro Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica: “Non cerchi alibi – ha detto – e non chieda al governo di risolvere i problemi che, invece, vanno affrontati in sede di contrattazione”. Storchi, in pratica, aveva chiesto di estendere il Jobs act anche ai vecchi lavoratori, per eliminare il doppio regime tra nuovi e vecchi assunti. Palombella ha dovuto  ricordargli come il contratto, firmato due anni fa,  abbia dato alle aziende “ le necessarie flessibilità, eliminando alcune rigidità e introducendo, per esempio, l’orario plurisettimanale”.

La notizia è che anche Maurizio Landini si è dichiarato concorde con l’analisi compiuta dal segretario generale della Uilm, mentre l’altro suo omologo della Fim, Marco Bentivogli, ha invitato Federmeccanica a bandire la propaganda. Palombella ha, alla fine, deciso di iniziare un nuovo  “tour” nelle regioni italiane, accompagnato dal segretario organizzativo Roberto Toigo, proprio per capire l’aria che tira sul contratto. Decise le prime tappe di febbraio: a Mestre; Fiume Veneto, in provincia di Pordenone; Bologna e Firenze. Si ricostruisce l’Europa partendo dalla crescita industriale, produttiva e tecnologica, ma i metalmeccanici hanno consapevolezza che per farlo bisogna partire dal contratto nazionale.

Antonello di Mario, direttore di “Fabbrica Società”

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