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Lo shopping di Draghi? Meglio tardi che mai. L’analisi di De Nardis (Nomisma)

A fronte dell’ulteriore scivolamento delle aspettative di inflazione indotto dalla caduta del petrolio, la Bce rompe gli indugi e lancia il Qe confermando le attese della vigilia. Una prima valutazione a caldo può riguardare tre aspetti: dimensione, comunicazione, condivisione del rischio.

I NUMERI

Per la dimensione, l’iniezione preannunciata è per ora di circa 1.150 miliardi (60 al mese in 19 mesi). E’ adeguata? Difficile dirlo. Il problema è che la Bce arriva con ritardo all’adozione di questo strumento, quando l’area euro viaggia a ritmi di stagnazione dopo un timido tentativo di ripresa, i rischi di deflazione sono aumentati e le attese inflazionistiche si sono ulteriormente deteriorate. L’aumento è marginalmente più elevato di quei 1.000 miliardi che dovrebbero riportare il bilancio della Bce sui livelli del 2012 (facendolo crescere dai 2 ai 3.000 miliardi).

IL BILANCIO

Ma raggiungere il bilancio del 2012 era forse un obiettivo consono qualche tempo fa. E’ da vedere che sia ancora adeguato nell’attuale situazione. Però, come ha fatto anche la Fed, il Qe può essere tarato meglio e rafforzato se occorre in corso d’opera. La Fed raddoppiò il cosiddetto Qe3 all’inizio del 2013. La Bce dovrà essere pronta a comportarsi in modo analogo se dovesse rivelarsi necessario.

LA TEMPISTICA

Per la comunicazione, è importante che il presidente Bce abbia detto che il programma durerà almeno fino a settembre 2016, ma che esso sarà in ogni caso portato avanti finché la Bce non osserverà un rialzo sostenuto nel sentiero dell’inflazione coerente con il target di medio termine della Banca. Il Qe può avere qualche speranza di efficacia se agisce sulle aspettative. Affermare che al di là della scadenza di settembre 2016 si andrà avanti se occorre va nel senso di orientare le attese.

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