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Cosa dicono i Saint-Just da salotto su Conte accusato di frode sportiva?

Dice Conte: “Resto in azzurro che piaccia o no“. E nessuno ha nulla da obiettare. Dove sono finiti i paladini dell’antipolitica, i cavalieri della lotta alla casta, i Saint-Just da salotto? Silenzio sui giornali, silenzio in tv (anzi più note compiacenti che altro), silenzio dagli opinionisti che questa volta non hanno opinione o preferiscono tenersela per sé.

Se invece di un allenatore di calcio che si vende le partite ci fosse stato un deputato che si vende i voti, sarebbe scoppiato un pandemonio. Giustamente. Quel che non è giusto è il complice ammiccamento nei confronti di Conte.

Siamo tutti garantisti, è naturale. Sarebbe stato un gesto carino dimettersi per avere il tempo di dedicarsi alla propria difesa, come si suol dire. Ma il problema non riguarda l’innocenza o la colpevolezza, che spetta ai tribunali accertare.

La prima questione è di natura etica. Conte è stato squalificato dagli organismi della cosiddetta giustizia sportiva. Nonostante ciò, è stato nominato allenatore della Nazionale. Quale credibilità può avere? Altro che biscotto tra Svezia e Danimarca o l’arbitro Moreno, agli imbroglioni italiani si può fare di tutto.

Ma ancor più rilevante è il coté politico, nel senso della polis. Calciopoli riguardava club privati e Moggi non era pagato con soldi pubblici. Invece Conte, che percepisce 3,5 milioni di euro, è stipendiato per il 60% da Puma (la compagnia tedesca di articoli sportivi) e per il resto dalla Federazione calcio la quale è finanziata dal Coni che è alimentato dal ministero dell’Economia, cioè dai contribuenti. Dunque, la questione è rilevante per lo Stato e per i cittadini, è in altri termini una questione politica a tutto tondo.

Val la pena ricordare come funziona il finanziamento della Figc. Annualmente incassa dalla pubblicità e dalle sponsorizzazioni poco più di 38,5 milioni di euro (la Puma – da sola – ne investe circa 14 l’anno). I restanti sponsor (Tim, Compass, Fiat, Uliveto, Dolce e Gabbana, Pai, Generali, Alitalia, Nutella e Garnier Fructis) provvedono al resto. Eppure nel 2014 sono entrati 159 milioni 561.820 euro, poco meno rispetto a quanto incassato nel 2013 (174 milioni).

Oltre 15 milioni provengono dalle “quote degli associati” e 34,5 milioni dai “ricavi da manifestazioni internazionali”, che “comprendono i ricavi per diritti televisivi, contributi da Federazioni internazionali, ed ulteriori ricavi da manifestazioni”, come specificato nella relazione al budget 2014 della FIGC.

Buona parte delle entrate – 68.596.956 euro – viene garantita dal Coni a sua volta finanziato annualmente dal ministero per l’Economia e la Finanza che per quest’anno mette a disposizione 411 milioni di euro. Solo una parte (150 milioni di euro) viene assegnata alle 45 federazioni riconosciute – FIGC compresa – dal comitato olimpico e ai loro 11 milioni di tesserati.

Su questo castelletto di denari siedono due signori che hanno compiuto una scelta ancor più incomprensibile del loro lessico, prima prendendo Conte e ora confermandolo almeno fino agli europei anche se l’allenatore sta per essere rinviato a giudizio. Solo per frode sportiva e non per associazione a delinquere, precisano i giornaloni e i telegiornali.

Frode sportiva, cioè legata al suo mestiere. L’accusa in sede di giustizia ordinaria (già certificata in sede sportiva) non sembra esattamente una cosa da nulla. Se Lotito che sedeva accanto a Conte e al fido Tavecchio vuole assumere l’allenatore per la Lazio, ebbene ne ha facoltà. Ma fargli rappresentare la Nazionale con i soldi della nazione appare quanto meno inopportuno, anzi sinceramente scandaloso.

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