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Che succede con la fine del segreto bancario tra Italia e Vaticano?

Come spiega oggi Repubblica, dal ministero dell’Economia si conferma che i colloqui e i contatti diplomatici tra l’Italia e la Santa Sede sono ormai continui e che dunque, presto, “l’ultimo muro del segreto bancario e della opacità fiscale sta per cadere”. Ieri, da Oltretevere erano giunte le parole di padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa: “Sono effettivamente in corso interlocuzioni per collaborare con l’Italia ad andare verso il traguardo di una più ampia e completa trasparenza e dello scambio di informazioni ai fini fiscali”.

L’AUSPICIO DEL PREMIER RENZI

Era stato il premier Matteo Renzi, nel numero dell’Espresso in edicola, ad annunciare la svolta: “Non c’è solo la Svizzera. Io spero di recuperare un po’ di denari anche dal Vaticano. Stiamo discutendo. Quello che abbiamo fatto con la Svizzera, con Montecarlo o con il Liechtenstein vogliamo farlo anche con il Vaticano. Ci sono molti italiani coinvolti e credo che la Santa Sede sia interessata a fare un repulisti”.

IL MODELLO SU CUI SI STA LAVORANDO

Il quotidiano diretto da Ezio Mauro spiega che il dossier è nelle mani di Fabrizia Lapecorella, direttrice del Dipartimento per le politiche fiscali. Già entro il mese di marzo l’intesa potrebbe essere siglata. Per Palazzo Chigi si tratterebbe del quarto accordo firmato nelle ultime settimane in materia di scambio d’informazioni bancarie a fini fiscali. Il modello su cui si sta lavorando è quello di un trattato internazionale finalizzato a introdurre il sistema della doppia imposizione su standard Ocse e lo scambio di informazioni bancarie. Dal Vaticano non sembrano esserci problemi, se è vero che già lo scorso luglio l’ex presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, aveva chiarito che “tutti i clienti in futuro dovranno pagare le tasse nei propri paesi d’origine”.

IL PROTOCOLLO CHE SCATTERA’ NEL 2017

Cosa abbia spinto ad accelerare su un fronte da sempre accidentato è presto spiegato: l’autunno scorso è stato adottato il protocollo europeo del G5 cui, fino a oggi, hanno aderito novantuno paesi. Scatterà nel 2017 e costringerà tutti i firmatari a mettere in pratica lo scambio di informazioni bancarie su richiesta dell’amministrazione fiscale del paese in questione.

NUOVO VICEDIRETTORE ALLO IOR DOPO DUE ANNI

Notano Andrea Greco e Paolo Rodari di Repubblica che “l’accordo fiscale in arrivo tra l’Italia e il Vaticano ha un importante annesso: prepara il terreno perché lo Ior – che da ieri ha un nuovo vicedirettore, Gianfranco Mammì –, la banca del Papa, torni interamente nel solco della Chiesa”. In pratica, quanto veniva chiesto dai cardinali durante le congregazioni generali che precedettero l’ultimo Conclave: “Una banca trasparente che intermedia il denaro di chiese locali, congregazioni, singoli ecclesiastici in tutto il mondo”. I privati, invece, che hanno utilizzato il privilegio vaticano per evadere il fisco (o peggio) dovranno mettersi in regola.

“MAI PIU’ SILENZI SULLE ROGATORIE”

Stando a quanto reso noto dallo Ior, allo scorso luglio erano stati chiusi ben tremila conti correnti, in base alla scelta di “restringere i paletti che danno diritto a esserne clienti”. Su tremila, 775 non erano riconducibili a ecclesiastici. “I tempi in cui il Vaticano negava una risposta alle rogatorie e alle informazioni è finito”, scrive ancora Repubblica. “Il percorso di trasparenza è ormai ineludibile, e molto lo si deve a Benedetto XVI, che per primo istituì l’Autorità di informazione finanziaria che vigila su eventuali irregolarità all’interno delle finanze vaticane”.

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