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Tasse, benvenuti nel Paese delle meraviglie

In ‘Alice in Wonderland’ (Alice nel Paese delle Meraviglie) scritto in età vittoriana da Charles Lutwidge Dodgson sotto lo pseudonimo dei Lewis Carroll, nel regno immaginario dove la fanciulla sogna di essere, non si festeggiano i “compleanni” ma i “non compleanni”. Il motivo è, al tempo stesso, perbenista e pratico (due caratteristiche dell’età vittoriana), dato che è difficile ricordarsi le date dei compleanni di persone care, è più semplice fare gli auguri per i “non compleanni”. In tal modo, attenzione, si finì per festeggiare (1854) la Battaglia di Balaklava nonostante la cavalleria leggera britannica ne uscisse a pezzi.

Non si può non pensare non tanto al film di avventure con Olivia de Havillan e Erol Flynn del 1936 ma a quello del 1968 di Tony Richardson, grande ricostruzione storica ma con inevitabili riferimenti recente (guerra in Viet-Nam) – ossia a come il Palazzo ha accolto le notizie della ‘carica dei seicento’ e del suo esito. Brindando poiché lo sterminio della cavalleria leggera britannica aveva consentito ai russi di tenere i russi impegnati mentre giungevano i francesi ed i bersaglieri di La Marmora.

Inducono al ricordo di Balaklava, i festeggiamenti, e le dichiarazioni euforiche, per gli “aggiornamenti dei dati Istat” su crescita del Pil e sull’occupazione. Su Avvenire (non certo roccaforte dei “gufi”) Francesco Riccardi ha correttamente ricordato che anche ove il modesto ritocco delle stime portasse a aumento annuo dello 0,7% (come previsto nei documenti di economia e finanza) per tutto l’anno (per il momento siamo, dopo l’aggiustamento, allo 0,3%) saremmo pur sempre il fanalino di coda tra i Paesi industriali ad economia di mercato (Usa: 2,3%; Gran Bretagna: 2,6%; Germania: 1,6%, Francia: 1%). Non solo ma i venti maggiori istituti di analisi econometrica (tutti privati, nessuno italiano) stimano all’1,4% la crescita media 2015 nell’eurozona. In breve , in termini ai crescita saremmo in linea con quella Grecia per la quale è stato appena varato un terzo programmi di aiuti.

Andiamo all’occupazione: dopo la pessima figura fatta pochi giorni fa sulle conversioni di contratti di lavoro a tempo indeterminato, sarebbe meglio leggere l’Elogio del Silenzio (Rubbettino ha appena pubblicato una bella raccolta degli scritti di filosofi e mistici). Siamo un Paese in cui solo il 56% delle forze di lavoro sono occupate, e nell’eurozona il tasso di disoccupazione è superato unicamente da Grecia e Spagna. Meglio rimboccarsi le maniche e operare con buone leggi che brindare se il tasso di disoccupazione ‘scende’ al 12% delle forze di lavoro, pur sempre superiore alla media UE dell’11,1%.

Tanto più che abbiamo di fronte a noi una serie difficoltà. Arduo sapere con quali alchimie verrà costruita la Legge di stabilità. E’ stata promessa l’abolizione dell’imposta sulla prima casa nonché sono stati prospettati ulteriori sgravi tributari a questo o a quel settore. Gli arcigni “gufi” della Commissione Europea hanno fatto sapere che non sono d’accordo. Hanno anche fatto capire che il massimo della flessibilità disposti ad accettare riguarda il vincolo del 3% del Pil alla spesa delle pubbliche amministrazioni. Molto poco per fare quanto promesso e, in parallelo, aumentare l’investimento pubblico. Si parla di fare resuscitare la tassa sul morto nonostante in passato il suo gettito fosse inferiore ai costi di amministrazione. Siamo proprio alla frutta.

In aggiunta c’è, poi, la minaccia di un incremento dei tassi d’interesse: l’Italia sarebbe tra i più colpiti a ragione dell’alto debito pubblico.

Quindi, meglio non brindare e spremersi le meningi.

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