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Che cosa non mi è piaciuto del Family Day

Vi dico ciò che non mi è piaciuto del Family Day. Non mi è piaciuto che il suo speaker, il neocatecumenale Massimo Gandolfini, abbia ceduto al vecchio vizietto dei leader sindacali e politici di spararla grossa: “Siamo un milione. Anzi, due milioni” (come è noto, il Circo Massimo, anche sfidando le leggi della fisica, non può contenere più di trecentocinquantamila persone). Inoltre, non mi è piaciuto l’accorato monito rivolto alla folla dal seguace di Kiko Argüello: “Il sesso non è piacere, il sesso è procreazione” (mi ha ricordato i sermoni di Girolamo Savonarola contro il “perverso, maligno et scelleratissimo saeculo” nella Firenze medicea). Infine, non mi è piaciuto lo slogan con cui il pio neurochirurgo ha concluso la manifestazione: “A noi la battaglia, a Dio la vittoria” (lo pronunciò Santa Giovanna d’Arco prima di cadere prigioniera del duca di Borgogna, alleato degli inglesi, durante l’assedio di Compiègne (1431). Con tutto il il rispetto per la pulzella d’Orléans e patrona di Francia, urlato quasi seicento anni dopo quel motto ha uno sgradevole sapore sanfedista, che ripropone -al di là di ogni intenzione contraria- una assurda guerra di religione tra laici e cattolici).

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Il disegno di legge Cirinnà, pur emendato e corretto, verrà approvato. I suoi oppositori sono numerosi e forti, ma lo erano anche in tutti Paesi di tutti i continenti che hanno approvato il matrimonio o l’unione civile tra gay. Rossana Miranda su Formiche.net il 25 gennaio scorso ne ha ricostruito la mappa. Un articolo davvero pregevole, che meriterebbe di essere citato ogni qualvolta si paventa la distruzione della “famiglia naturale”.

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Coloro che guardano alla Chiesa come a una fonte di valori, più che dalla dottrina dei diritti naturali, sono attratti dalle prese di posizione del pontefice e dei vescovi contro l’egoismo e l’individualismo, la mancanza di solidarietà e il relativismo etico. Oggi, però, non esiste più un partito cattolico, e i politici che si sono accodati o intrufolati nell’antico circo romano non possono certo puntare su Papa Francesco per trasformare nuovamente il Vaticano in un’agenzia elettorale. Ecco allora il tentativo di utilizzare il Family Day, sostenuto da alti prelati, come un suo potenziale surrogato per riaggregare l’area – ora frammentata e dispersa – del moderatismo cattolico. Poco importa che i fedeli (anche molti di quelli che hanno partecipato all’iniziativa nella Capitale) facciano di testa propria quando si tratta di sesso e di procreazione, come risulta dai dati demografici e da ciò che si sa sul ricorso all’aborto.

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