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Abu Suleyman al Faransi, un francese a capo degli attentatori dell’Isis in Europa?

migranti

Michael Weiss è un giornalista del sito Daily Beast che si è occupato di un’inchiesta, pubblicata il 2 maggio, in cui si fa luce (soprattutto, si cerca, e si ricerca) su una possibile figura chiave dietro alle azioni dello Stato islamico in Europa (parliamo dunque degli attentati di Parigi, di quelli di Bruxelles e dei passaggi organizzativi più volte intercettati dalle autorità).

“IL FRANCESE”

La mente del gruppo per quel che riguarda questi attacchi europei sarebbe un francese di trent’anni, noto con il nome de guerre di Abu Suleyman al Faransi, che vive nell’area di Aleppo (la Siria del nord, un posto in realtà non troppo sicuro per un leader così centrate, dato che la zona è il centro dei combattimenti tra ribelli, governativi e baghdadisti, da gennaio). Ad Aleppo “il francese”, al Faransi, dirigerebbe un dipartimento che prende il nome di Amn al Kharji, e che rappresenta il servizio di l’intelligence esterna del Califfato, e si occupa dunque delle campagne terroristiche al di fuori della Siria. A fornire le informazioni al Daily Beast è stato direttamente un ex uomo del Califfo, pentito, e ora collaborativo, tal Abu Khaled (si tratta di uno pseudonimo usato per ragioni di sicurezza), di cui il sito aveva già raccontato la storia a novembre; anch’egli sarebbe stato membro dello stesso dipartimento di al Faransi.

LE CONFERME DELLE INTELLIGENCE OCCIDENTALI

Il titolo dell’articolo di Weiss chiude col punto di domanda, “Is This Frenchman Running ISIS Terror Networks in the West?”, perché intorno a Abu Suleyman si cela un’ovvia cortina di segretezza e mistero. Alimentata forse anche dal fatto che “il figlio di Salomone” è un nome molto comune tra i combattenti, e c’è un chiaro caso di omonimia completa: tal Abu Suleyman al Faransi, il cui vero nome era Charaf al Moudan, francese, pare con collegamenti col comandante operativo degli attentatori del Bataclan Abdelhamid Abaaoud, che è stato ucciso in un raid aereo mirato in Siria; era la fine di dicembre 2015, e quel nome circolava collegato agli attacchi che lo Stato islamico avrebbe dovuto organizzare in Europa per il Capodanno. A dare forza alle confessioni di Abu Khaled e al pezzo del Daily Beast, però, c’è anche un articolo di Repubblica, in cui “una fonte dell’intelligence francese”, che ha deciso di restare anonima dopo essere stata interpellata dal giornale italiano, “conferma l’esistenza di Abu Suleyman” e aggiunge che gli “viene attribuito un ruolo di primissimo piano sia all’interno del Califfato, sia nell’organizzazione degli attacchi in Europa”. Anche il DB dice che, attraverso altre sue fonti di Langley (dunque della Cia), ha saputo che le intelligence occidentali sono sulle tracce del leader francese.

L’EUROPEO PIU’ ALTO IN GRADO TRA GLI UOMINI DEL CALIFFO

Se le rivelazioni fossero vere, il francese sarebbe il primo cittadino dell’Europa occidentale ad occupare un ruolo così in alto nello Stato islamico; prima di lui un altro europeo, Tarkhan Tayumurazovich Batirashvili, georgiano, più noto con il nome di battaglia di Omar al Shishani, aveva scalato in fretta la catena di comando fino a diventare emiro della guerra, ma è stato eliminato da un raid aereo americano due mesi fa.

UN PREMIO DI BAGHDADI

Secondo il pentito sentito dal Daily Beast, Abu Suleyman si sarebbe guadagnato il successo come premio dopo aver presentato il piano di attacco su Parigi direttamente al Califfo Abu Bakr al Baghdadi: a fare da intermediario, sarebbe stato il portavoce dello Stato islamico in persona, Abu Mohammed al Adnani, a cui spesso le ricostruzioni hanno legato anche il ruolo di pianificatore per gli attacchi in Occidente (a marzo il New York Times lo descrisse come colui che aveva diretto, due anni fa, la prima operazione di infiltrazione di squadre operative dell’IS in Europa). Ossia, il francese avrebbe avuto accesso ai più alti funzionari dello Stato islamico: se questo fosse confermato, significherebbe di per sé che è diventato un personaggio di primissimo piano, lui che secondo la gola profonda Abu Khaled era partito come un foreign fighter qualunque “nato, cresciuto e formato in Francia” dice il pentito, “intelligente, disciplinato e rispettoso”, arruolato inizialmente nel servizio di sicurezza che adesso guida perché conosceva il mondo occidentale.

MAGRO, BIANCO, FIGLIO DI UN IMAM FRANCESE

L’uomo, ex istruttore e gestore di palestre parigine, è magro e bianco, “sembra un convertito” invece “è figlio di un imam francese” racconta Abu Khated al DB, e vive ad al Bab (uno dei principali distretti cittadini controllati dall’IS nella zona di Aleppo), dove si troverebbe anche il quartier generale dei servizi segreti esteri del Califfato. Ha una moglie, francese anche lei, incinta del suo terzo figlio.

UN CAMBIO OPERATIVO?

Dietro alle rivelazioni del sito americano, ammesso siano vere, c’è un messaggio importante. La catena di comando dello Stato islamico è sempre stata una realtà chiusa, aperta quasi esclusivamente agli iracheni che avevano condiviso i passaggi della storia iniziale del gruppo, fondato oltre dieci anni fa dal giordano-iracheno Abu Musab al Zaraqawi; l’unico membro non arabo del Consiglio della Shura, organismo che guida il gruppo, era Omar al Shishani. Questa prassi non sta cambiando, mentre invece potrebbe essere in aggiornamento l’approccio operativo dell’IS. L’organizzazione è da sempre divisa tra una dimensione statuale, il Califfato, e una terroristica. È possibile che in questo momento i capi iracheni (e arabi) abbiano deciso di dare più spazio di manovra a questa seconda realtà, mettendone a capo un occidentale, e questo significherebbe che l’IS ha in previsione altri attentati e altre operazioni al di fuori dei confini/non-confini siro-iracheni. A guidarli sarà Abu Suleyman al Faransi?

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