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Cosa penso del referendum sulla Brexit

Il referendum Brexit ci ha ricordato due cose. Primo, il referendum è stato semplicemente un errore dal punto di vista costituzionale. Secondo, è stato calpestato il rispetto delle generazioni future.

Noi talvolta guardiamo o invidiamo l’England per la profondità della sua democrazia, o per il successo delle sue regole di mercato, ma stavolta abbiamo ragione noi. Ed è scritto nella nostra Costituzione all’art 75: non son ammessi referendum su materie di carattere tributario e di bilancio. Questo principio è ispirato a saggezza politica. Se chiedi al popolo se è contento di pagare le tasse, risponderà di no. Ma così si compromette il funzionamento dello Stato di diritto, perché le istituzioni hanno dei costi che vanno finanziati collettivamente. Nella teoria economica, questo concetto prende il nome di opportunismo di chi non vuole pagare le tasse ma vuole beneficiare lo stesso dei servizi pubblici.

Poiché il servizio pubblico è a disposizione di tutti (tecnicamente: è indivisibile e non escludibile), ci può essere una frazione dei cittadini che ha la tentazione di non voler contribuire al finanziamento, sapendo che una volta pagato dagli altri, ne potranno usufruire anche loro. Paradossalmente, questo comportamento viene definito in inglese e non si traduce, in economia, come “free-rider”! In inglese, proprio perché è stato teorizzato dalla scuola inglese di economia. Ma gli attuali governanti British sembrano essersene dimenticati.

Perché io associo questo principio dell’opportunismo al referendum Brexit? Perché in realtà, il Primo Ministro British aveva negoziato con la UE nuove condizioni economiche per regolare i contributi che il Regno Unito deve versare alla UE. Il risultato di questa negoziazione è stato presentato come un successo perché l’idea è che così il Regno Unito pagherà di meno di prima alla UE. Ma con questo messaggio, il contenuto vero della politica del Governo, percepito dalla popolazione e dalla gente comune è stato: volete pagare meno tasse rimanendo nella UE? Al quale messaggio, qualsiasi facile opposizione populista (anche quelle nostrane sarebbero in grado facilmente di farlo!) ha avuto buon gioco a contrapporre l’uovo di Colombo: usciamo dalla UE e pagheremo ancora meno tasse!

Secondo la teoria economica, una frazione di free-riders reagisce opportunisticamente a questo messaggio e decide di votare contro la UE. Dato il sentimento di opportunismo, questo comportamento non viene facilmente dichiarato in anticipo ed ecco perché i sondaggi erano così sbagliati. Il free-rider British ha continuato a rispondere ai sondaggi “si rimaniamo”, anche se in cuor suo voleva votare “no usciamo”.

Perché è stato calpestato il rispetto delle generazioni future? Perché l’opportunismo è un sentimento del breve periodo. E chi è più insofferente alle tasse? La classi più povere e vecchie. Sono questi egoisti che hanno rovinato il futuro dei bambini inglesi.

Ecco quindi un piccolo avvertimento, in generale, per chi considera il referendum uno strumento di vera democrazia: attenti a non connotare il quesito referendario con temi di natura economica. Il referendum sui principi e valori sociali è un grande strumento di democrazia. Il referendum che promette riduzioni di costi o di tasse può essere una trappola esiziale per chi lo propone, perché c’è sempre un’opposizione pronta a dire “più uno” e criticare la proposta governativa, strillando che non è abbastanza e che si può fare di più.

La gestione economica di uno Stato serio ha bisogno della democrazia rappresentativa, non della democrazia di piazza.

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