“La cosa che mi disturbava tantissimo era il pregiudizio. Era l’idea che ci fossero, non tanto uomini, che è naturale, ma altre donne che preferivano essere torturate da un direttore uomo che non dirette democraticamente da una direttora donna”. È il racconto di Daniela Brancati, la prima signora in Italia a dirigere un telegiornale nazionale. Erano gli anni ’90 e il mondo era diverso. Ma forse non così tanto.
Nella sua video intervista per pinITALY di Telos A&S, la Brancati parla del maschilismo al femminile, delle donne che odiano le altre donne. Si sofferma anche sulle “bellezze da tg”, quelle giornaliste televisive belle come fotomodelle che conducono i telegiornali. Un fenomeno che sta estendendosi anche ai loro colleghi uomini, sebbene ancora in misura minore. Non c’è dubbio. L’estetica come ingrediente della notizia è una tendenza che deve far riflettere. Daniela Brancati ridefinisce il concetto di bellezza: “Essere belli in televisione significa essere gradevoli, sapersi porgere in modo gradevole”.
La direttora si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa, ricordando la sua esperienza in Rai. Si interroga sulla reale necessità, oggi, di un servizio pubblico televisivo, quando molti canali “fanno servizio pubblico molto di più della Rai”. La Brancati porta l’esempio di Sky Arte con la sua programmazione di altissimo livello.
Daniela Brancati va dritta al punto. Non si nasconde dietro giri di parole. Alla domanda “come definisce l’informazione televisiva oggi?” la risposta è secca: “deprimente”.